Come Kropotkin e il mutuo appoggio

martedì 7 Gennaio 2014

spinoza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
E se consideriamo che gli uomini, senza l’aiuto reciproco, vivono necessariamente nella più grande miseria e senza coltivare la ragione, come abbiamo mostrato nel capitolo V, vedremo nella maniera più chiara che gli uomini, per vivere con sicurezza e nel miglior modo, dovettero necessariamente unirsi e quindi far sì che avessero collettivamente il diritto a tutte le cose che ciascuno aveva per natura, e che questo diritto non fosse più determinato dalla forza e dall’appetito di ciascuno, ma dalla potenza e dalla volontà di tutti insieme. E avrebbero tentato di fare ciò invano, se avessero voluto seguire soltanto quello a cui induce l’appetito (infatti, dalle leggi dell’appetito ciascuno è trascinato in maniera diversa), e perciò dovettero fermissimamente stabilire e pattuire di regolare tutte le cose secondo il solo dettame della ragione (a cui nessuno osa opporsi apertamente, per non apparire privo di senno), e di frenare l’appetito nella misura in cui induce a qualcosa che è di danno per l’altro, e di non fare a nessuno ciò che nessuno vuole sia fatto a sé, e di difendere, infine, il diritto dell’altro come il proprio.

[Spinoza, Trattato teologico-politico, introduzione, traduzione note e apparati di Alessandro Dini, Milano, Bompiani 2010 (3), p. 669]

La fine del trattato

martedì 31 Dicembre 2013

spinoza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Concludiamo pertanto qui, come sopra nel capitolo XVIII, che niente è più sicuro per lo Stato del fatto che la pietà e la religione siano circoscritte al solo esercizio della carità e della giustizia, che il diritto delle supreme potestà, tanto riguardo alle cose sacre quanto riguardo alle cose profane, si riferisca soltanto alle azioni, e che per il resto si conceda a ognuno sia di pensare ciò che vuole sia di dire ciò che pensa.

[Spinoza, Trattato teologico-politico, introduzione, traduzione note e apparati di Alessandro Dini, Milano, Bompiani 2010 (3), p. 669]

Ma pensa

domenica 19 Maggio 2013

spinoza

 

 

 

 

 

 

 

 

La vera felicità e beatitudine di ciascuno consistono soltanto nel godimento del bene, e non nel vantarsi di essere il solo, ad esclusione di tutti gli altri, a godere del bene; colui che infatti si reputa più beato perché lui solo sta bene mentre gli altri no, o perché è più felice e più fortunato degli altri, non conosce la vera felicità e beatitudine, e la gioia che trae da quella convinzione, a meno che non sia infantile, non nasce da altro se non da invidia e da animo cattivo.
Per esempio, la vera felicità e beatitudine dell’uomo consistono soltanto nella sapienza e nella conoscenza della verità, ma non nell’esser più sapiente degli altri o nel fatto che gli altri siano privi della vera conoscenza, giacché ciò non accresce per nulla la sua sapienza, ossia la sua vera felicità. Chi dunque gode di ciò, gode del male altrui e pertanto è invidioso e cattivo, e non conosce la vera sapienza né, quindi, la tranquilità della vera vita.

[Spinoza, Trattato teologico-politico, a cura di Alessandro Dini, Milano, Bompiani 2010 (3), p. 42]

Quando dunque mi sono dedicato alla politica

lunedì 4 Febbraio 2013

Quando dunque mi sono dedicato alla politica, ho inteso dimostrare in modo certo e indubitabile, deducendo dalla condizione stessa della natura umana, non già qualcosa di nuovo o inaudito, ma soltanto ciò che meglio si sposa con la prassi. E per indagare ciò che riguarda questa scienza, con quella stessa libertà d’animo che siamo soliti adoperare in matematica, mi sono impegnato a fondo non a deridere, né a compiangere, né tantomeno a detestare le azioni degli uomini, ma a comprenderle, considerando quindi gli affetti umani, come l’amore, l’odio, l’ira, l’invidia, la gloria, la misericordia e gli altri moti dell’animo, non come vizi dell’umana natura, ma come proprietà che gli competono, al modo in cui il caldo, il freddo, la tempesta, il tuono e via dicendo competono alla natura dell’aria. Tutti questi aspetti, per quando negativi, sono tuttavia necessari e hanno una certa causa attraverso cui ci sforziamo di comprendere la loro natura, e la mente gode tanto della loro vera contemplazione quanto della cognizione di quelle cose che sono gradite ai sensi.

[Spinoza, Trattato politico, in Tutte le opere, traduzione di Andrea Sangiacomo, Milano, Bompiani 2010/2011, p. 1633]

1.

mercoledì 9 Gennaio 2013

1. Parlare al livello della gente comune

[Spinoza, Trattato sull’emendazione dell’intelletto, a cura di Enrico De Angelis, Milano, SE 2009, p. 15]

Conservarsi

giovedì 3 Gennaio 2013

Non tutti, infatti, sono naturalmente determinati ad operare secondo le regole e le leggi della ragione, ma, al contrario, tutti nascono ignari di tutte le cose, e, sebbene siano stati ben educati, passa molto tempo prima che possano conoscere il vero modo di vivere e acquisire l’abito della virtù: e tuttavia devono frattanto vivere, e, per quanto sia in loro, conservarsi, cioè, secondo il solo impulso dell’appetito, dato che la natura non ha dato loro nient’altro e ha loro negato la potenza attuale di vivere secondo la retta ragione, e non sono perciò tenuti a vivere secondo le leggi della mente retta più di quanto non sia tenuto il gatto a vivere secondo le leggi della natura leonina.

[Spinoza, Trattato teologico–politico, traduzione di Alessando Dini, Milano, Bompiani 2010 (3), p. 520-521]

Di genere femminile

domenica 30 Dicembre 2012

Illustrissimo signore,
Prendendo atto delle vostre affermazioni contenute nella lettera del 21 del mese scorso, e in particolare di ciò che voi dite riguardo agli amici, che possono avere delle divergenze su questioni indifferenti, senza tuttavia compromettere la loro amicizia, vi dirò schiettamente ciò che penso sugli argomenti e sulle storie in base alle quali concludete che “esistono spiriti di ogni genere, tranne forse di genere femminile”.
Se non vi ho risposto prima è perché non avevo sottomano le opere da voi citate, e sono riuscito a procurarmi solo Plinio e Svetonio. Tuttavia questi due autori mi hanno risparmiato la fatica di cercare gli altri, perché sono convinto che tutti delirino allo stesso modo, e si compiacciano di raccontare storie inverosimili, con l’intento di sbalordire e di affascinare i loro lettori.
Per quanto mi riguarda, devo ammettere che ciò che mi meraviglia di più non sono tanto le storie che si raccontano, quanto coloro che le scrivono; e mi sorprende che degli uomini di così grande intelligenza e buon senso sprechino in questo modo le loro capacità, e ne abusino al punto da voler persuadere anche noi con simili sciocchezze.

[Baruch Spinoza, Lettere sugli spiriti, a cura di Francesco Chiossone, Genova, Il melangolo 2007, pp. 40-41]

La vita

sabato 29 Dicembre 2012

Mi sono spesso meravigliato che gli uomini, i quali si vantano di professare la religione cristiana, cioè l’amore, la gioia, la pace, la moderazione e la lealtà verso tutti, combattessero fra loro con tanta ostilità e nutrissero a vicenda, continuamente, un odio così feroce, da far riconoscere da queste cose, più facilmente che da quelle, la fede di ciascuno; le cose sono ormai arrivate al punto che quasi non si può riconoscere di chi si tratti – cioè se di un cristiano o di un turco o di un ebreo o di un pagano – se non dal modo di vestire e dal culto, o dalla Chiesa che frequenta o, infine, dall’opinione che segue e dal maestro sulla cui parola è solito giurare. Per il resto conducono tutti la stessa vita.

[Spinoza, Trattato teologico–politico, traduzione di Alessando Dini, Milano, Bompiani 2010 (3), p. 47]

Un corpo

giovedì 23 Febbraio 2012

Allora, anche se effettivamente esistono delle costrizioni, l’artista è colui che – Bergson lo diceva del vivente – muta i limiti in opportunità.

[Gilles Deleuze, Cosa può un corpo. Lezioni su Spinoza, p. 68]

La dissolve

giovedì 4 Agosto 2011

In alcune pagine molto belle del Trattato teologico-politico, Spinoza dice che l’unica libertà assolutamente inalienabile è la libertà di pensare. Conoscere annulla ogni relazione basata sull’ordine e l’obbedienza, la dissolve. Il dominio dei segni è il dominio simbolico dell’ordine, del comandamento e dell’obbedienza. Il dominio della conoscenza è il dominio dei rapporti e delle espressioni univoche.

[Gillez Deleuze, Cosa può un corpo?, cit., p. 108]