20 gennaio
Un uomo libero, quando è sconfitto, non dà la colpa a nessuno.
Iosif Brodskij
[Il 20 gennaio, a Rimini, Teatro Galli, La libertà, primo episodio clic]
Un uomo libero, quando è sconfitto, non dà la colpa a nessuno.
Iosif Brodskij
[Il 20 gennaio, a Rimini, Teatro Galli, La libertà, primo episodio clic]
C’è un tragico difetto nella nostra preziosa Costituzione, e non so come vi si possa rimediare. È questo: solo gli scoppiati vogliono candidarsi alla presidenza. Ed era così già alle superiori. Solo gli alunni più palesemente disturbati si proponevano per fare i rappresentanti di classe.
Kurt Vonnegut
[oggi, a Bologna, presentiamo, con Antonio Funiciello e Alessandra Sardoni, Leader per forza, Rizzoli, di Antonio Funiciello, alle 18 e 30, alla biblioteca dell’Archiginnasio, e parliamo di politica (organizza Pandora Rivista)]
Un uomo libero, quando è sconfitto, non dà la colpa a nessuno.
Iosif Brodskij.
Stasera a Modena
Alta un metro e ottanta, capelli scuri, carnagione chiara, occhi di un pallido grigio-verde che ricordava gli occhi dei leopardi delle nevi, sottile e incredibilmente flessuosa, l’Achmatova fu ritratta per mezzo secolo da disegnatori e pittori, nel bronzo, nel marmo e in fotografia: tutta una moltitudine di artisti, a cominciare da Amedeo Modigliani. E con le poesie a lei dedicate si potrebbero riempire più volumi di quanti ne occorrano per tutta la sua opera.
Iosif Brodskij
[Domani, a Padova, alla Biblioteca Brenta Venezia, alle 19, si ricomincia]
La poesia è una terribile scuola di insicurezza e incertezza. Non si sa mai se quanto si è fatto ha qualche valore, meno ancora se si sarà in grado di fare qualcosa di buono l’indomani. Se questo non ci distrugge, l’insicurezza e l’incertezza alla fine diventano nostre amiche intime, e quasi attribuiamo loro un’intelligenza autonoma.
[Iosif Brodskij, In memoria di Stephen Spender, in Profilo di Clio, traduzione di Arturo Cattaneo, Milano, Adelphi 2003, p. 278]
La funzione sociale di un poeta consiste nello scrivere, cosa che egli fa non per incarico della società ma per sua libera scelta. L’unico dovere lo ha verso la sua lingua, ed è il dovere di scrivere bene.
[Iosif Brodskij, Dolore e ragione, trad. Gilberto Forti, Milano, Adelphi 1998, p. 41]
Per uno che ha molto letto Dickens, sparare su un proprio simile in nome di una qualche idea è un’impresa un tantino più problematica che per uno che Dickens non l’ha letto mai. E parlo proprio di lettura di Dickens, Sterne, Stendhal, Dostoevskij, Flaubert, Balzac, Melville, Proust, Musil e via dicendo, cioè di letteratura, non di alfabetismo o di istruzione.
[Iosif Broskij, Discorso di accettazione del Nobel, citato da Antonio Funiciello in Leader per forza, che esce in aprile per Rizzoli]
«Comunque, scrive Brodskij, se vogliamo avere una parte più importante, la parte dell’uomo libero, allora dobbiamo essere capaci di accettare, o almeno di imitare, il modo in cui un uomo libero è sconfitto. Un uomo libero, scrive Brodskij, quando è sconfitto, non dà la colpa a nessuno».
Giovedì 23 giugno, a Milano, La libertà. Primo episodio (Noi, i governi, la Russia, la letteratura); ingresso gratuito, per prenotazioni: clic
Ecco, a me, devo dire, piacerebbe che qualche politico, di governo o di opposizione, facesse un discorso simile a quello che il poeta Iosif Brodskij ha fatto in occasione della cerimonia annuale per il conferimento delle lauree all’Università del Michigan nel 1988, quando ha detto: «La sola cosa che di sicuro capiterà al mondo è di diventare più grande, vale a dire più popolato senza crescere di dimensioni. Non conta con quanta onestà l’uomo che avete eletto prometterà di suddividere la torta, questa non crescerà di dimensioni; in effetti, le porzioni sono destinate a diventare più piccole. Alle luce – o, piuttosto, all’oscurità – di ciò, dovreste far conto sulla cucina di casa vostra, vale a dire prendervi cura voi del mondo».
Sembra incredibile, ma è come se la profezia di Brodskij si fosse avverata: il mondo è diventato più popolato e, indipendentemente dall’onestà di quelli che abbiamo eletto, è ora che ce ne prendiamo cura noi, forse.
[Dalla Grande Russia portatile e da un discorso nuovo che si chiama Una cosa un po’ lunga]
Molto spesso chi critica una malattia o un male, per il solo fatto di farlo si sente buono, si sente nel giusto. È un errore di valutazione molto grave e piuttosto diffuso in questa professione, e non credo sia sano. E c’è anche un problema di vanità: quando un’intera nazione ti ammira, puoi dimenticare piuttosto in fretta qual è il tuo vero lavoro. Il tuo vero lavoro è scrivere bene.
[Iosif Brodskij, Intervista a Mike Hammer e Christina Daub, in Iosif Brodskij, Conversazioni, a cura di Cynthia L. Haven, traduzione di Matteo Campagnoli, Milano, Adelphi 2015, pp. 234]