7 febbraio – Writers
Domenica 7 febbraio,
alle 19 e 35,
su www.writersfestival.it,
parlo, per 10 minuti,
dell’uomo del sottosuolo e
di Oblmov
(il programma è qui:
clic)
Domenica 7 febbraio,
alle 19 e 35,
su www.writersfestival.it,
parlo, per 10 minuti,
dell’uomo del sottosuolo e
di Oblmov
(il programma è qui:
clic)
Mi hanno segnalato che nel grande romanzo russo dell’ottocento Oblomov, di Ivan Gončarov, quarta parte capitolo IX, il protagonista, Oblomov, mangia la pasta col parmigiano. Questo è quello che mi han segnalato.
Oblomov, nella terza parte, viene costretto da Ol’ga a andare a teatro e si annoia da matti e sbadiglia come se volesse inghiottire la scena e io ho pensato Che bello, quando andavo a teatro e mi annoiavo da matti e uscivo e telefonavo a qualcuno per dirgli che avevo visto uno spettacolo da processo.
Sto rileggendo Oblomov, quando parla dei mariti che considerano l’amore un inchino da fare all’ingresso in società. E che, la propria moglie, la guardan poi male per tutta la vita, come se li facesse arrabbiare il fatto di esser stati, un tempo, così stupidi da innamorarsene.
Stare sdraiato, per Il’ja Il’ič non era né una necessità, come per un malato o per una persona che voglia dormire, né un caso, come per chi sia stanco, né un piacere, come per un fannullone: era la sua condizione normale.
Sono così convinto che non riuscirò a fare le cose, che quando poi ci riesco sono contentissimo, mi dispiace solo perché vuol dire che Oblomov, allora, si sbagliava, poverino.
Un libro in cui il protagonista fa volontariamente quello che noi, in questi giorni, siamo costretti fare: clic
Domenica 12 aprile,
giorno di Pasqua,
nel TG di TG Parma,
alle 12 e 45 e
alle 19 e 30,
consiglio un libro
che dice che quel che
facciamo noi, in questi giorni,
perché costretti,
ha senso farlo sempre,
anche senza
essere costretti:
Oblomov, di Ivan Gončarov
Uno credeva che l’umido, il caldo e il cattivo umore fossero legali pretesti per non andare in ufficio. E si era addolorato quando aveva visto che era necessario per lo meno un terremoto perché un impiegato in buone condizioni di salute non andasse all’ufficio. Ma i terremoti, nemmeno a farlo apposta, a Pietroburgo non avvengono.
[Dal Repertorio dei matti della letteratura russa (Milano), questo matto è di Ilaria Porro]
Ma perché si ride di qualcosa che accade sempre uguale per due o tre volte di seguito è difficile da spiegare. Certo se Manzoni, alla fine dei Promessi sposi, nel momento in cui Renzo e Lucia stanno finalmente per convolare a nozze, avesse mandato altri due bravi di un altro signorotto spagnolo a impedire il matrimonio, avrebbe fatto ridere. Ma non si sa perché.
[Daniele Benati, Segar, in Elzie Crisler Segar, Bernice la gallina fischiona, traduzione di Daniele Benati, Oblomov, Milano 2018, p. 9]