Una descrizione
La porta era aperta perché la padrona di casa, preparando non so bene che pesce, aveva fatto così tanto fumo, in cucina, che non si vedevan neanche più gli scarafaggi.
[Alla scuola Un’altra vita 2 leggiamo Il cappotto di Gogol’]
La porta era aperta perché la padrona di casa, preparando non so bene che pesce, aveva fatto così tanto fumo, in cucina, che non si vedevan neanche più gli scarafaggi.
[Alla scuola Un’altra vita 2 leggiamo Il cappotto di Gogol’]
Nutro un’insopprimibile avversione per chi si compiace del fatto che la propria finzione narrativa sia educativa o nobilitante, o patriottica, o salutare quanto lo sciroppo d’acero o l’olio d’oliva
[Vladimir Nabokov, Nikolaj Gogol’, a cura di Cinzia De Lotto e Susanna Zinato, Milano, Adelphi 2014, p. 49, la foto viene da qui: clic]
«Al diavolo! Che schifo di mondo!» disse con il tono di un russo a cui vanno male gli affari.
[Nikolaj Gogol’, Il ritratto, in Jurij Man, La poetica di Gogol’, a cura di Cinzia De Lotto, Roma, Lithos 2014, p. 281]
In lettere dei condannati a morte della resistenza ce n’è una di Bianchetti Giuseppe, operaio trentaquattrenne di Montescheno, in provincia di Novara, che fa così:
Caro Fratello Giovanni, scusa se dopo tutto il sacrificio che tu hai fatto per me mi permetto ancora di inviarti questa mia lettera. Non posso nasconderti che fra mezz’ora sarò fucilato; però ti raccomando le mie bambine di dar loro il migliore aiuto possibile. Come tu sai che siamo cresciuti senza padre e così volle il destino anche per le mie bambine.
T’auguro a te e a tua famiglia ogni bene, accetta questo mio ultimo saluto da tuo fratello
Giuseppe
C’è un poscritto:
Di una cosa ancora ti disturbo: di venire a Novara a prendere il mio paletot e ciò che resta. Ciau tuo fratello.
Nel saggio su Leskov, Benjamin dice che, quando si sta per morire, l’indimenticabile affiora d’un tratto nelle espressioni e negli sguardi del morente e conferisce a tutto ciò che lo riguarda l’autorità che anche l’ultimo degli uomini possiede, morendo, per i vivi che lo circondano. Questa autorità, scrive Benjamin, è all’origine del narrato, e quest’autorità, credo, fa sì che il paletot di Bianchetti Giuseppe sia memorabile come quello di Akakij Akakievič (illustrazione di Boris Kustodiev).
Il 25 marzo è successo a Pietroburgo un fatto di una stranezza fuori dal comune. Il barbiere Ivàn Jàkovlevič, che viveva sulla prospettiva Voznesénskij (il cognome è andato perso, e anche nella sua insegna, dove è raffigurato un signore con la guancia insaponata e la scritta “Si toglie anche il sangue”, non c’è nient’altro), il barbiere Ivàn Jàkovlevič si era alzato abbastanza presto e aveva sentito odore di pane caldo. Sollevandosi appena dal letto, aveva visto che la sua consorte, una signora abbastanza rispettabile, grande amante del caffè, toglieva dalla stufa dei panini appena cotti.
Lunedì 2 agosto,
alle 19,
sul mio profilo Instagram,
Storia del capitano Kopejkin,
da Anime morte,
di Nikolaj Gogol’
Lunedì 2 agosto, alle 19, sul mio profilo Instagram, Storia del capitano Kopejkin, da Anime morte, di Nikolaj Gogol’.
E tutto questo succede, credo, perché la gente si immagina che il cervello si trovi nella testa; no ve’: lo porta il vento dalle parti del Mar Caspio.
[Ristampato Tre matti. Gogol’ Dostoevskij Tolstoj]
Domenica 18 luglio,
alle 19,
sul mio profilo instagram,
leggo una pagina da
Anime morte
di Nikkolaj Gogol’