Ambulanze

giovedì 24 Marzo 2016

In Russia, nell’ottocento, c’erano dei pittori che si chiamavano pittori ambulanti e l’altro giorno, a Cesena, mi è venuto da pensare che i registi neorealisti erano in un certo senso dei registi ambulanti, e anche i libri, ci sono delle collane, come per esempio contromano di Laterza, che in un certo senso sono dei libri ambulanti.

I sogni

lunedì 21 Marzo 2016

Il Nullismo B (1)

Bisognerebbe metterla in chiaro, pensavo, questa storia delle donne. Non un bilancio, un equilibrio. Che quando esco con le donne la prima volta, pensavo, i casi sono due, principalmente. Quando poi torno a casa, pensavo, o mi dico Ma non si annoiano? e vuol dire che un po’ mi son divertito. Oppure mi dico Ma come cazzo ragionano? e allora mi sono rotto le balle. Allora con Ofelia era stata una cosa strana, però il dubbio che si fosse annoiata mi era venuto. Quindi, pensavo, significa che mi son divertito.
Stai realizzando un tuo sogno, mi aveva detto. Che sogno? I sogni di solito io sogno dei bagni, dei bagni pubblici incrostati di verde. Non faccio mica il piastrellista, le avevo detto.

[Dalla nuova edizione di Spinoza, esce in maggio]

Inclinazione dei russi alla pigrizia

giovedì 14 Gennaio 2016

Il Nullismo B (1)

Alla fine fondarono una casa editrice, la chiamarono Borodač, gli dicevo alla voce, il barbone, significa. Per prima cosa stamparono un manifesto, che chiamarono Manifesto del nullismo. Un testo breve, che riscosse uno strepitoso successo in tutte le Repubbliche Socialiste Sovietiche. Soprattutto perché, dicevano i detrattori, gli dicevo alla voce, faceva leva sulla tradizionale inclinazione dei russi alla pigrizia. Recitava così:

Manifesto del nullismo

Non scrivete nulla
Non leggete nulla
Non dite nulla
Non stampate nulla.

E così fecero, gli dicevo alla voce, con un secolo di anticipo sui poeti contemporanei, che nei dibattiti continuano a dire che non è possibile scriver poesie e poi dopo appena hanno la possibilità di pubblicare pubblicano anche a pagamento.

[Da Spinoza, la cui nuova edizione esce in maggio per Marcos y Marcos, l’immagine è di Mauro Cicarè]

Da piccolo facevo il portiere

lunedì 11 Gennaio 2016

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Da piccolo facevo il portiere. Giocavo nella squadra del quartiere dove abitavo, il quartiere Montebello. Portiere degli allievi della Montebello. Allora una volta, ero lì che dovevo rinviare coi piedi, mi sono chiesto improvvisamente Chi me lo fa fare a me, di rinviare la palla coi piedi?
C’erano i miei compagni, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’erano gli avversari, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. E io ero lì, la palla in mano, avevo appena fatto una parata, facile, colpo di testa senza forza, dritto tra le mie braccia, ero lì che cercavo di ricordarmi chi me lo faceva fare, di rinviare la palla coi piedi.
C’erano i panchinari della mia squadra, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’erano i panchinari della squadra avversaria, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’era l’allenatore della squadra avversaria, tutto voltato verso di me, aspettava tutto che rinviassi la palla coi piedi. C’era il mio allenatore, gridava Che cazzo fai? Muoviti! Io stavo lì, col pallone in braccio, pensavo, pensavo.
C’erano i guardalinee, tutti voltati verso di me, aspettavano tutti che rinviassi la palla coi piedi. C’era l’arbitro, tutto voltato verso di me, aspettava tutto che rinviassi la palla coi piedi. Poi dopo ha fischiato. Punizione a due in area per la squadra avversaria.
Battono, tirano, gol.
Cominciato a scrivere.

[esce a maggio, per Marcos y Marcos, la nuova edizione di Spinoza]

I miracoli

lunedì 11 Gennaio 2016

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Inoltre, se i miracoli avvenissero davvero, insiste Spinoza, testimonierebbero non già il potere infinito ed eterno di Dio ma, al contrario, i suoi limiti e perfino la sua impotenza, giacché un sistema che richieda interventi dall’esterno dev’essere un sistema alquanto imperfetto e quindi riflettere l’incapacità o la mancanza di preveggenza del suo creatore. La fede nei miracoli implica che: «Dio ha creato una natura così impotente, dotata di leggi e di regole così precarie, da dover egli stesso intervenire poi più volte in suo aiuto, se vuole che essa sia conservata e che le cose procedano nell’ordine stabilito, il che ritengo sia assolutamente privo di senso».

[Steven Nadler, Un libro forgiato all’inferno. Lo scandaloso Trattato di Spinoza e la nascita della secolarizzazione, traduzione di Luigi Giacone, Torino, Einaudi 2013, p. 85]

Un inizio

lunedì 4 Gennaio 2016

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Inizierò, dunque, con due parole su Dio.

[Spinoza, Lettera II a Henry Oldenburg, in Pagine scelte, a cura di Paolo Cristofolini e Ilaria Gaspari, Pisa, Ets 2015, p. 43]

Davvero?

sabato 2 Gennaio 2016

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davvero dalle mie tesi deriva, come sembra, che gli empi servono Dio con l’orgoglio, l’avarizia, la disperazione, eccetera così come i probi lo servono con la generosità, la pazienza, l’amore, eccetera, dal momento che seguono tutti la volontà di Dio?

[Spinoza, Pagine scelte, a cura di Paolo Cristofolini e Ilaria Gaspari, Pisa, Ets 2015, p. 10]

Anzi

martedì 29 Dicembre 2015

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anzi credono addirittura che Dio detesti i sapienti e che abbia scritto i suoi decreti non nella mente dell’uomo ma nelle budella degli animali, oppure che questi decreti li annuncino per ispirazione divina e per istinto gli scemi, i folli e i vati. Fino a questi apici di follia la paura sa trascinare gli uomini.

[Spinoza, Pagine scelte, a cura di Paolo Cristofolini e Ilaria Gaspari, Pisa, Ets 2015, p. 10]

Con sentenza definitiva

lunedì 14 Luglio 2014

A pensarci, è stranissimo, ma Tolstoj, Dostoevskij, Brodskij, Charms, Chlebnikov, Erofeev, oltre a Spinoza e a Giordano Bruno, e a Balzac, e a Puškin, anche, e anche a Lermontov, credo, e a Anna Achmatova, e a Mandel’štam, e a Sinjavskij, ecco loro, son tutti condannati con sentenza definitiva, e io, però, non mi stanco di leggerli, e se dovessi scegliere se smettere di leggere i condannati con sentenza definitiva o i non condannati con sentenza definitiva, io, non lo so, di preciso, ma credo che smetterei di leggere i non condannati con sentenza definitiva.

Amsterdam

martedì 18 Febbraio 2014

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La vera felicità e beatitudine di ciascuno consistono soltanto nel godimento del bene, e non nel vantarsi di essere il solo, ad esclusione di tutti gli altri, a godere del bene; colui che infatti si reputa più beato perché lui solo sta bene mentre gli altri no, o perché è più felice e più fortunato degli altri, non conosce la vera felicità e beatitudine, e la gioia che trae da quella convinzione, a meno che non sia infantile, non nasce da altro se non da invidia o da animo cattivo.
Per esempio, la vera felicità e beatitudine dell’uomo consistono soltanto nella sapienza e nella conoscenza della verità, ma non nell’esser più sapiente degli altri o nel fatto che gli altri siano privi della vera conoscenza, giacché ciò non accresce per nulla la sua sapienza, ossia la sua vera felicità. Chi dunque gode di ciò, gode del male altrui e pertanto è invidioso e cattivo, e non conosce la vera sapienza né, quindi, la tranquillità della vera vita.
Quando perciò la Scrittura, per esortare gli Ebrei all’osservanza della Legge, dice che Dio li ha eletti per sè tra tutte le altre nazioni (vedi Deuteronomio 10,15), che è più vicino a loro che ad altri (vedi ivi, 4,4.7), che a loro soltanto ha prescritto leggi giuste (vedi ivi 4,8), che ad essi soli, infine, si è fatto conoscere trascurando tutti gli altri (vedi ivi 4,32) ecc., non fa che parlare secondo la capacità di coloro i quali, come abbiamo mostrato nel capitolo precedente e come attesta anche Mosè (vedi ivi 9,6-7), non conoscevano la vera beatitudine. Senza dubbio, infatti, essi non sarebbero stati meno beati se Dio avesse chiamato alla salvezza anche tutti gli altri.

[Spinoza, Trattato teologico-politico, traduzione di Alessandro Dini, Milano, Bompiani 2010 (3), p. 139,141]