Come Kropotkin e il mutuo appoggio

martedì 7 Gennaio 2014

spinoza

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
E se consideriamo che gli uomini, senza l’aiuto reciproco, vivono necessariamente nella più grande miseria e senza coltivare la ragione, come abbiamo mostrato nel capitolo V, vedremo nella maniera più chiara che gli uomini, per vivere con sicurezza e nel miglior modo, dovettero necessariamente unirsi e quindi far sì che avessero collettivamente il diritto a tutte le cose che ciascuno aveva per natura, e che questo diritto non fosse più determinato dalla forza e dall’appetito di ciascuno, ma dalla potenza e dalla volontà di tutti insieme. E avrebbero tentato di fare ciò invano, se avessero voluto seguire soltanto quello a cui induce l’appetito (infatti, dalle leggi dell’appetito ciascuno è trascinato in maniera diversa), e perciò dovettero fermissimamente stabilire e pattuire di regolare tutte le cose secondo il solo dettame della ragione (a cui nessuno osa opporsi apertamente, per non apparire privo di senno), e di frenare l’appetito nella misura in cui induce a qualcosa che è di danno per l’altro, e di non fare a nessuno ciò che nessuno vuole sia fatto a sé, e di difendere, infine, il diritto dell’altro come il proprio.

[Spinoza, Trattato teologico-politico, introduzione, traduzione note e apparati di Alessandro Dini, Milano, Bompiani 2010 (3), p. 669]