Tutto il giorno
È tutto il giorno che non so cosa scrivere allora ho pensato di scriverlo: non so cosa scrivere.
È tutto il giorno che non so cosa scrivere allora ho pensato di scriverlo: non so cosa scrivere.
L’altro giorno ho perso un bottone del cappotto, e io, quando perdo un bottone, non so come mai, mi sento in colpa. Ero anche lontano da casa, a Roma, non avevo neanche ago e filo da poterlo cucire, dovevo anche andare che c’era da lavorare non avevo neanche tempo per cercarlo, era anche domenica, la domenica delle palme, e è stata una domenica che io l’ho fatta senza un bottone. E mi son chiesto, quando poi è finito tutto, che sono tornato a casa, quali sono delle altre circostanze che sento quella colpa lì come quando mi manca un bottone e ho pensato che una cosa simile mi succede quando mi cola il naso che non ho il fazzoletto per pulirmelo, per esempio.
Mi piace quando mi sveglio al mattino e non so se sono le otto o le nove.
Qualche giorno fa mi hanno chiesto, da Io donna, un consiglio per invogliare i bambini a leggere, e io ho scritto questa cosa e gliel’ho mandata:
Non insisterei più di tanto, con l’invogliare i bambini a leggere. Se uno preferisce fare altre cose, credo che lo si debba lasciar libero di fare quello che gli piace. Nella mia esperienza, le letture ad alta voce che mi faceva mia mamma prima di dormire, son state un po’ la porta per la letteratura, se così si può dire, e forse significa qualcosa il fatto che è stata un’esperienza pre scolastica.
Oggi loro hanno pubblicato questa cosa clic, dove han sostituito le parole «che mi faceva mia mamma», con le parole «di mia madre», che, va be’, magari per «che mi faceva» non c’era posto, ma perché «mia madre» invece di «mia mamma»?
Se io la mamma la chiamo mamma, perché non la posso chiamare mamma?
Misteri (dei ministeri, che è un libro stranissimo di Frassineti).
Non so se tecnicamente è corretto, ma se dovessi dire qual è il social network che preferisco, credo che direi il romanzo.
È incredibile, volevo scrivere dieci cartelle, oggi, ho scritto dieci cartelle. Una cosa insensata.
Il fatto che io abbia sempre più libri mi sembra che sia una cosa normale, più passa il tempo più uno ne accumula, il fatto che mi sembra di averne sempre meno è una cosa che forse non è normale per niente eppure è così.
Una volta son stato tre giorni in Marocco per una rivista di viaggi, dodici tredici anni fa, e ho scritto un pezzetto dove dicevo che, dopo due giorni, avevo perso il quaderno con tutti i miei appunti, e quando il redattore mi ha telefonato la prima cosa che mi ha chiesto mi ha detto «Dunque, prima di tutto, è vero, che hai perso il quaderno con gli appunti?», e io gli ho detto «No, non è vero». Ecco. Era vero.
Stamattina ho scoperto perché ho sempre tante cose da fare: perché non le faccio.