27 settembre – Biella
Mercoledì 27 settembre
alla biblioteca
civica di Biella
alle 18 e 30
A cosa servono i russi,
costa 5 euro

Mercoledì 27 settembre
alla biblioteca
civica di Biella
alle 18 e 30
A cosa servono i russi,
costa 5 euro
Giovedì 28 settembre,
a Torino,
in Torino spiritualità,
alle 21,
al Teatro Gobetti,
leggo da Essendo capace
di intendere e di volere,
di Salvatore de Matteis,
al clarinetto
Mirco Ghirardini.
Giovedì 28 settembre,
sulla 7,
a Piazza Pulita,
vanno in onda
10 minuti di un
documentario
su Pietroburgo
che abbiamo fatto
con Claudio Sforza
e Alessandro Freno.
Venerdì 29 settembre,
a Torino,
per Torino
spiritualità,
al Circolo dei lettori,
alle 21,
La cosa più normale
e la più terribile,
La morte in Lev Tolstoj.
Alla Iulm, all’ingresso, c’era un’impiegata che non conoscevo, Insegno russo, le ho detto, mi apre l’aula? Lei mi ha detto di sì, mi ha aperto poi mi ha chiesto Ma lei è russo? No, le ho detto io, sono di Parma.
Nella Morte di Ivan Il’ič, di Lev Tolstoj, Ivan Il’ič a un certo punto arreda l’appartamento che ha comperato, e ci mette «tutto quello che si trova di solito nelle case di quelli che non sono proprio ricchi ma che vogliono assomigliare a dei ricchi e finiscono così per assomigliarsi tra loro: damaschi, ebani, fiori, tappeti e bronzi, tutto scuro e brillante»; nell’appartamento di Ivan Il’ič «c’era tutto quello che le persone di un certo ceto trovano per assomigliare a tutte le persone di un certo ceto. E da lui assomigliava talmente, che era come se non si vedesse niente, ma a lui questo sembrava, in un certo senso, un tratto distintivo».
Ecco.
Ci son dei libri che son scritti così bene, in italiano italiano, damaschi ebani fiori tappeti e bronzi, che è come se non si vedesse niente.
[Oggi ricominciano le lezioni all’università, questa è parte della mia prima lezione agli studenti del primo anno della specialistica]
Matteo Caccia: «Credo il giorno stesso o il giorno dopo, Matteo Bordone, che è un caro amico, mi scrisse dicendo: “È morto Paolo Nori” E io pensai “Ma era così vecchio?” Cioè no, non non credevo fosse così anziano».
[Oggi, a Faenza, vedo Matteo Caccia (parliamo dei russi, poi vado a vedere il Parma, poi, la sera, a Parma, con Silvia Righini, presento Due volte che sono morto)]
E anche due frasi scritte sulla porta dei bagni della biblioteca Salaborsa di Bologna :«Non lavorate mai», che è la traduzione di «Ne travaillez jamais» dei situazionisti francesi, e sotto qualcuno aveva aggiunto: «E chi ci ha mai pensato».
[Oggi, alle 11, al teatro del San Carlo, a Modena, con Alberto Nerazzini, Due volte che sono morto, fotografia di Alessandro Palumbo (dentro al Dig Festival)]
Ero in un bar a Modena, seduto fuori, tra le quattro e le cinque del pomeriggio, è passato uno, ha detto, a un tavolo di persone sedute fuori anche loro: «Lo dico senza alcun intento polemico: io vado a lavorare».
Un uomo libero, quando è sconfitto, non dà la colpa a nessuno.
Iosif Brodskij.
Stasera a Modena
A me piacciono due cose che fanno piangere, la letteratura russa e le partite del Parma. Dopoomani, a Faenza, con Matteo Caccia, parlo della letteratura russa. Dopo corro al Tardini a vedere la partita del Parma.
Ero su un treno Italo, mi sono collegato al loro wifi, dovevo comprare un biglietto di Trenitalia, non me lo faceva comprare. Diceva che il sito aveva dei problemi tecnici o qualcosa del genere. Mi sono scollegato dal wifi di Italo, mi sono collegato col mio telefono, il sito funzionava benissimo, ho fatto 7 biglietti tutti di Trenitalia. Una soddisfazione.
Mi è successo due volte, nel 1999 e nel 2013, che si è sparsa la voce che ero morto. Non ero, morto, ma la voce si è sparsa così tanto, la seconda volta, che è stato il momento che ho raggiunto la mia massima notorietà, fino ad allora. La cosa più significativa che avevo fatto, nella mia vita, era stato morire.
[Stanotte, un minuto dopo mezzanotte, su RaiPlay Sound esce il podcast che abbiamo fatto con Chora Media; domani lo presentiamo a Milano e domattina ne parlo con Daria Bignardi a Ora Daria, alle 10]