24 settembre – Faenza
Domenica, 24 settembre,
a Faenza,
alle 12,
dentro il Talk del Post,
parlo,
con Matteo Caccia,
dei russi.
Domenica, 24 settembre,
a Faenza,
alle 12,
dentro il Talk del Post,
parlo,
con Matteo Caccia,
dei russi.
Matteo Caccia: «Credo il giorno stesso o il giorno dopo, Matteo Bordone, che è un caro amico, mi scrisse dicendo: “È morto Paolo Nori” E io pensai “Ma era così vecchio?” Cioè no, non non credevo fosse così anziano».
[Oggi, a Faenza, vedo Matteo Caccia (parliamo dei russi, poi vado a vedere il Parma, poi, la sera, a Parma, con Silvia Righini, presento Due volte che sono morto)]
A me piacciono due cose che fanno piangere, la letteratura russa e le partite del Parma. Dopoomani, a Faenza, con Matteo Caccia, parlo della letteratura russa. Dopo corro al Tardini a vedere la partita del Parma.
«L’altro giorno ho presentato un mio libro a Roma, a Libri Come, insieme ad Annalisa Cuzzocrea, che, lo scrivo anche nel libro, è una persona che mi piace da sgarbati, come diciamo noi a Parma; mi è sembrata una presentazione molto bella, resa ancora più bella dal fatto che, su una cosa, io e Annalisa, non ci siamo trovati d’accordo.
Su cos’è la libertà». continua sul Post: clic fotografie @Fondazione Musica per Roma.
Mandel’štam scrive che noi italiani, quando parliamo, muoviamo le labbra in un modo stranissimo, usando soprattutto la punta della lingua, e facciamo sfoggio di una fonetica puerile, che rende la nostra lingua meravigliosamente infantile, la più dadaista delle lingue romanze
Sandali, certose, pietre, assetati, santi e demoni, la Galleria nazionale di Perugia all’Ermitage di San Pietroburgo: clic
Sabato 26 settembre,
a Faenza,
al Favenza Sales,
in Via San Giovanni Bosco 1,
alle 16 e 30,
Come parliamo quando parliamo d’amore,
Discorso sulla lingua del sentimento,
dentro una cosa che si chiama Talk 2020
(click)
Un po’ di tempo fa mi hanno invitato a Parma a un incontro dove c’erano una decina di persone che dovevano scegliere delle parole che non sopportavano e c’era anche il segretario del comune di Parma per il quale una di queste parole era stakeholders, e io, stakeholders, allora, non l’avevo mai sentita, non sapevo cosa volesse dire e gliel’ho chiesto e lui me l’ha spiegato ma io non ho mica capito tanto bene, e ancora adesso, questa parola stakeholders, non so, se mi chiedessero se voi, che mi ascoltate, siete degli stakeholders, io non saprei rispondere, siete degli stakeholders? A me non sembrate degli stakeholders, ma questo non significa niente, perché a me non è mai successo di essere, non so, in treno, o in autobus, o in bicicletta, e di vedere un gruppo di persone e di pensare “Ve’, degli stakeholders”.
[Da un discorso sulla lingua che ho fatto per il post un po’ di tempo fa]
Intanto sul post hanno rimesso in ordine il podcast che ci tenevo anni fa, ci sono, insieme ad altre cose, quasi tutti i romanzi che ho tradotto, per intero, compreso Anime morte di Gogol’, che, mi hanno detto, non si trova più in libreria, ma qui c’è tutto: clic
Ieri, a Bologna, all’Atelier Sì, ho letto in anteprima un po’ del Repertorio dei matti della città di Parma che è un libretto che esce in maggio, al salone del libro, il podcast è qua: clic