E
Se c’è un’emergenza, è abitativa.
Dovrei ricordarmi che quando perdo un libro di solito è sotto l’affettatrice.
Tutte le volte che sento per radio uno che dice «Meno male che ci sono io», o qualcosa del genere, allargo gli occhi e smetto di fare quello che sto facendo e mi chiedo “Ma è vero?”. Qualche volta mi viene in mente una poesia, una specie di poesia, che ho scritto da piccolo, non ero più piccolo, che diceva, cito a memoria: «Se valgo o no / io non lo so / ma / meno male che ci sono / meno male che ci sono / meno male che ci sono”. Ecco.
Ho letto un libro che c’era un protagonista così bravo, ma così bravo, che sembrava un incrocio tra Superman e San Francesco, e a me è venuto da chiedermi Ma come fa a non vergognarsi, di essere bravo così?
Ci sono delle sere che mi sembra che la rete è come la televisione, non c’è niente di bello.
Ho sentito dire, per radio, «Altresì». E ho pensato che chi sente dire Altresì il primo dell’anno, sente dire Altresì tutto l’anno.
Sono molto contento, del mio libro; il fatto che il mio libro sia andato bene, dimostra che c’è ancora della speranza. Non per me, no. Cosa mi interessa a me di me? Niente. No, non per me. Per il mondo. Per la morale. Per l’etica. Che poi, insomma. Tutti dicevano Il mondo è brutto, il mondo è brutto, invece no. È bello.