28 anni
Al tempo della rivoluzione aveva 28 anni: ossia non era tanto giovane da crederci, né tanto vecchia da giustificarla.
[Iosif Brodskij su Anna Achmatova, in Il canto del pendolo, trad. di Gilberto Forti, Milano, Adelphi 1987, p. 28]
Al tempo della rivoluzione aveva 28 anni: ossia non era tanto giovane da crederci, né tanto vecchia da giustificarla.
[Iosif Brodskij su Anna Achmatova, in Il canto del pendolo, trad. di Gilberto Forti, Milano, Adelphi 1987, p. 28]
La mia insegnante di russo, quando aveva saputo dove abitavo Ma ti trovi bene, lassù? mi aveva chiesto. No perché, mi aveva detto, ci sarebbe una stanza in centro, vicino alla biblioteca, in un appartamento di una che conosco che fa l’architetto, è un palazzo famoso, ne ha parlato Trìfonov in un romanzo, La casa sul lungofiume, l’hai letto? mi aveva chiesto la mia insegnante di russo nel novantatré. No, tu l’hai letto? le avevo chiesto io. Per forza, l’ho letto, mi aveva detto lei, era proibito.
[Oggi a villa Salina, a Castel Maggiore, verso le 19 e 30, leggo Le agenzie ippiche]
Ho compiuto 59 anni e sono contento perché tra un anno, quando andrò al supermercato sotto casa mia, al mercoledì, e mi chiederanno se ho più di sessant’anni gli potrò dire di sì. La prima volta me l’han chiesto che ne avevo 48, in piscina. Scusi, ha più di sessant’anni? No, ne ho 48. Ah, peccato, se ne aveva più di 60 aveva lo sconto.
I russi, han delle teste. I russi, han delle teste, che non le mangiano neanche i maiali, mi vien da pensare a me delle volte, delle altre volte mi vien da pensare che per fortuna nel mondo c’è un posto come la Russia abitato da della gente con delle teste che non le mangiano neanche i maiali se no io non lo so, come facevo.
[Sabato 21 maggio, alle 11 e 30, sul mio profilo Instagram, parlo della rivoluzione di Mosca del 1993 RIMANDATO ALLE 17 E 30]
Quando sei sul treno, che il treno deve partire, e, improvvisamente, all’orario previsto, parte davvero. Che soddisfazione.
E la signora aveva detto «Lei non è Dostoevskij», e Korov’ev aveva chiesto «E come fa a saperlo?», e la signora aveva detto «Dostoevskij è morto», e lui aveva riposto «Protesto! Dostoevskij è immortale».
[Stasera, su Rete 4, alle 22 e 15 circa, parlo di Dosotoevskij a Controcorrente]
I nullisti, un gruppo di poeti di Rostov sul Don che nel 1920 avevano pubblicato un manifesto che suonava così:
Manifesto del nullismo
Non scrivete nulla
Non leggete nula
Non dite nulla
Non stampate nulla.
[Dopo tanti anni, scrivo ancora dei nullisti, sempre le stesse cose (l’immagine è la copertina di I nullisti e dintorni 4, a cura di S. Šargorodskij, Salamandra 2021)]
In una lettera da Pietroburgo del luglio del 1837 (Dostoevskij ha, allora, quindici anni), si legge: «Per via del tempo, qui è meraviglioso, italiano». «Meraviglioso», per Dostoevskij, è sinonimo di «italiano». Non era mai stato, in Italia; ha un’idea bellissima, dell’Italia, prima di venirci.
[Domani pomeriggio, a Napoli, con Jorit, Dostoevskij e Sanguina ancora]
Oggi i miei studenti devono fare gli esami, sono arrivato all’università così presto che non hanno ancora aperto i cancelli. Pensavo che non avessero nemmeno acceso i server invece i server sono accesi, funziona, il wifi. Buongiorno.
Io son poi da solo, e loro sono tutti.
[Domani, al teatro Verdi di Padova, alle 11, sempre la stessa cosa]