mercoledì 17 Agosto 2022
Spettabile pubblico! Elettori!
Dico elettori, e ripeto ancora una volta: elettori! Dovendo pronunciare il mio primo discorso come candidato, il mio sguardo vola al passato, quando Cristoforo Colombo, della cui esistenza molti dubitano, sebbene il nome Colombia mostri dove si debba probabilmente cercare la sua patria, ebbene, mi ricordo che Cristoforo Colombo, mentre si preparava a salpare dalla Spagna per scoprire l’America, qui ritto sul ponte delle sue tre caravelle, proclamò un attimo prima di levare l’ancora: «Con vuote frasi e vuote parole l’America non si scopre».
Stimati elettori! Quel che disse Cristoforo Colombo, lo dico anch’io. E lo dico ancora una volta e ancora più forte: non si scopre.
[Jaroslav Hašek, Storia del partito del progresso moderato nei limiti della legge, traduzione e cura di Sergio Corduas, Cuneo, Sugaman 2012, capitolo 3 (inizio)]
giovedì 6 Dicembre 2012
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martedì 17 Luglio 2012
E be’, sai, i brutti, anch’io ero poco bello,
però poi con gli anni, che dovrebbe essere peggio, invece,
cambi in meglio, davvero, io mi sono anche innamorato.
[Raffaello Baldini, Brutto, in Ad nota, in preparazione per Sugaman]
venerdì 30 Marzo 2012
Nel 1911, un anarchico di Praga che si chiama Jaroslav Hašek, e che diventerà uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo, fa l’ultima cosa che ci si aspetterebbe da un anarchico, fonda un partito politico. Lo chiama Partito del progresso moderato nei limiti della legge, e si autonomina Unico candiato alle elezioni per il rinnovo del parlamento austroungarico. E fa una vera e propria campagna elettorale, con dei comizi come quelli di tutti gli altri partiti, con la differenza che la prima domanda è gratis, per fare le successive bisogna pagare mezza pinta di birra. Allora, a parte il fatto che questa esperienza è diventata poi un piccolo libro che a me sembra bellissimo, Storia del partito del progresso moderato nei limiti della legge, e che comprende i discorsi che Hašek fece in quella celebre e ingloriosa campagna elettorale (sembra che i voti per il Partito del progresso moderato nei limiti della legge furono 38) e a parte il fatto che questo libro, nella traduzione di Sergio Corduas, sta per ricomparire in italiano dopo trentasette anni di assenza, in ebook, per i tipi di Sugaman (casa editrice nata l’anno scorso e fondata da Alessandro Bonino e da me – sono in palese conflitto d’interessi, mi sembra), a parte questi fatti mi veniva da chiedermi se io sarei disposto a spendere l’equivante di una mezza pinta di birra per fare una domanda a Bersani, per dire, e mi veniva da rispondermi che non lo so mica.
[Uscito oggi su Libero]
domenica 8 Gennaio 2012
Fino a pochi minuti fa ero un editore di ebook, che non aveva un lettore di ebook. Adesso ce l’ho, da pochi minuti, non lo so se mi piace.
lunedì 13 Giugno 2011
Qui c’è un’intervista a Alessandro Bonino e a me.
L’intervista l’ha fatta Cristiano Sanna, via mail. Alla prima domanda (che è questa: In che modo il mercato degli ebook si integra con il consumo tradizionale libri nei formati cartacei?), io ho risposto così:
Non ne so molto, ne sa molto di più il mio collega, a me vengono da dire solo delle banalità: gli ebook sono più agili, e consentono di saltare dei passaggi (come la distribuzione) che implicano dei costi considerevoli. I libri sono più belli, la carta è una scoperta meravigliosa.
Sanna ha pubblicato questa cosa qua:
Su questo fronte Alessandro ne sa molto più di me. Temo di dire banalità : gli ebook sono più agili, e consentono di saltare passaggi (come la distribuzione) che implicano dei costi considerevoli. I libri sono più belli, la carta è una scoperta meravigliosa.
Ecco.
Io non so perché, in certi contesti (su certi fronti), non si può dire, per esempio, che ti vengon da dire solo delle banalità, si deve dire che temi di dire delle banalità. Io però non temevo mica niente.
[Aggiornamento: qualcuno ha corretto il testo, nel sito di Tiscali e ha tolto Temo… ecc. Benissimo.]
domenica 15 Maggio 2011
Domenica 15 maggio,
a Torino,
al salone del Libro,
alle ore 16,
allo Spazio Room to the future – Invasioni mediatiche,
presentazione della casa editrice Sugaman
con Alessandro Bonino,
Luciano Marrocu,
Paolo Nori
e Simona Toncelli.
giovedì 7 Aprile 2011
Questo libro qui è un libro che mi è arrivato, in manoscritto, una decina di anni fa, quando abitavo da un’altra parte, e mi ricordo ancora benissimo quando l’ho letto, la prima volta, che ero in salotto, mi ricordo il parquet, e mi ricordo che ero incantato da una lingua che sembrava che ogni tanto mi scappasse di mano; una lingua precisa, quasi scientifica, ma, non so come dire, inafferrabile, come di mercurio, quell’elemento grigio che c’era una volta dentro i termometri, oppure, non so, come se nella scrittura, ogni tanto, slittasse la frizione, e allora si perdeva la strada, e eran momenti che non sapevi dove saresti andato a picchiare.
Il libro, nella sua edizione cartacea, è poi uscito, sei o sette anni fa, come seconda uscita di una collana che si chiamava LDM, che era un acronimo per libri di merda. Aveva anche un logo, la collana, una merdina stilizzata con una moschina stilizzata che ci si posava sopra. Il nome era un modo, un po’ ingenuo, ma che ci piaceva tanto, a me e Marco Raffaini, che curavam la collana, il nome, dicevo, era un modo forse un po’ ingenuo di fare il verso, al contrario, alle quarte di copertina di molti libri che vedevamo in libreria e che, a leggere la quarta di copertina, sembravano tutti dei capolavori, e era anche l’indicazione del fatto che la meraviglia della lettura a noi veniva anche (e soprattutto) da libri con una lingua non canonica, non sempre grammaticalmente impeccabile, se ci si mette dal punto di vista della grammatica prescrittiva, da libri cioè strampalati, come avrebbe detto Daniele Benati.
Restituiscimi il cappotto era stata la seconda uscita, la prima era stata Storia della Russia e dell’Italia, scritto da Marco e da me, la terza non c’era stata, perché l’editore, quando aveva letto il terzo libro che volevamo fare uscire, La gamba del Felice, di Sergio Bianchi, aveva detto che l’avrebbe fatto uscire nella sua collana principale, non nella nostra. Quando gli avevamo chiesto come mai, lui aveva detto che quello era bello.
martedì 5 Aprile 2011
La scomparsa di un cappotto azzurro polvere impedisce al protagonista di realizzare i suoi progetti, cioè di ammazzarsi come aveva deciso di fare dopo aver capito che «la morte è l’unica cosa che può salvare da tutte le fatiche». Senza cappotto, tocca ancora stare qui a faticare, a patire freddo, a avere vergogna, a dannarsi con le parole.
Adrián N. Bravi è nato a San Fernando (Buenos Aires), in una casa accanto al fiume che si allagava sempre per via delle inondazioni. Attualmente vive a Recanati, e lavora come bibliotecario presso l’università di Macerata. Nel 1999 ha pubblicato il suo primo romanzo in lingua spagnola Río Sauce (Buenos Aires), un libro che parla di un’inondazione, e nel 2004 ha esordito in Italia con Restituiscimi il cappotto (Fernandel, seconda uscita della collana LDM). Invece, con la casa editrice Nottetempo di Roma ha pubblicato tre romanzi, La pelusa (2007), Sud 1982 (2008) e Il riporto (2011) scritti da lui in italiano con pochi errori.
Immagine di copertina di Timofej Kostin, grafica di Simona Toncelli, redazione di Alessandro Bonino, Edizioni Sugaman, ebook, 60 pagine, 2,90 euro, esce domani.
lunedì 7 Febbraio 2011
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