Le cose di mano

mercoledì 21 Luglio 2010

Mi cascano le cose di mano, le sigarette, perché sono andato a correre. C’era un uccello, sull’argine del Reno, che mi tagliava la strada, io da lontano pensavo fosse un fagiano, quando andavo a correre a Basilicanova, sull’argine della Parma, mi tagliavano la strada le lepri e i fagiani, invece era una cornacchia. E dopo mi cascano le cose di mano. Quel tremore lì di quando sei appena andato a correre. E ho attaccato alla corrente il mio giradischi, e sto risentendo uno a uno tutti i dischi: C’est pas la mer à boire.

Biciclette

martedì 20 Luglio 2010

C’erano poi tanti modi, di perdere il tempo, per esempio aver delle penne di diversi colori: rosso, nero, blu, verde; io mediamente due volte al mese compravo un set di penne di diversi colori e le spargevo sul tavolo del mio tinello così poi, mentre stavo lavorando, mi succedeva che mi chiedevo, d’un tratto, Dov’è la penna blu? E cominciavo a cercare la penna blu, che non trovavo, e non mi serviva per niente, cioè mi serviva per quello, per perder del tempo.

Biciclette

martedì 20 Luglio 2010

C’era stata una persona che mi aveva scritto una mail che diceva così: A collaborare con la Marmaglia si va all’inferno. E io gli avevo risposto gli avevo scritto che qualche settimana prima, nella luce del mio tinello, alle cinque del pomeriggio, avevo appena finito di stirare, mi era venuto quel pensiero qua: Figuriamoci se c’è l’inferno. E lui mi aveva risposto mi aveva scritto: Forse l’inferno non c’è, ma non è un buon motivo per cercare di meritarselo collaborando con la Marmaglia. E io gli avevo risposto gli avevo scritto: Allora speriamo che non ci sia perché se c’è ci vado di sicuro. E lui mi aeva risposto mi aveva scritto: Non preoccuparti che ci saranno anche i tuoi compagni di redazione, vi terrete compagnia. E io gli avevo risposto gli avevo scritto: Pensa a noi, qualche volta, dal paradiso. E lui mi aveva risposto mi aveva scritto: Touché.

Biciclette

domenica 18 Luglio 2010

Una volta c’era una, su un treno, di fronte a me, stava mangiando un Buondì al cioccolato, che io quando vedo quelle cose lì confezionate, siccome ho fatto una stagione al Battistero, tanto tempo fa, quando vedo quelle cose lì confezionate penso sempre Chissà quel cioccolato cosa ci han messo dentro. C’era questa qua, le era suonato il telefono, aveva risposto, aveva ascoltato un po’ e poi aveva detto: Non ti amo più. E aveva messo giù. Poi aveva finito il suo Buondì al cioccolato.

Biciclette

sabato 17 Luglio 2010

Avevo chiesto a Gianni Morandi se conosceva per caso l’ufficio postale di via Amoroso, non lo conosceva, l’unica cosa che poteva dirmi era che quell’avviso lì che avevo in mano l’aveva tolto lui dai campanelli e l’aveva appiccicato contro la mia cassetta delle lettere perché Con il vento, mi aveva detto, delle volte, quegli avvisi lì poi si staccano e allora ti saluto, mi aveva detto Gianni Morandi, e poi aveva scosso la testa come a significare l’insipienza delle poste italiane e intanto si era già rimesso a dare delle gran smartellate a una specie di Graziella blu con un sellino nero così grande che la bicicletta nel suo insieme sembrava deforme, sembrava il seggiolino di un Ciao, il seggiolino, e la bicicletta Graziella una specie di trattore a due route, e il ragazzo a ogni smartellata di Gianni Morandi non riusciva a non sbatter le ciglia per la paura, che son delle cose che quando uno è un ragazzo succedono a tutti, mi sembra, perlomeno a me eran successe, e quando mi eran successe che ero un ragazzo mi sembrava una cosa umiliante, mi sembrava il segno che non ero pronto a avere a che fare col mondo, avevo il dubbio che sarei rimasto sempre così, debole e molle e costretto a chiudere gli occhi nei momenti difficili.

Biciclette

mercoledì 14 Luglio 2010

Da noi, allora, le biciclette praticamente non si chiudevano. C’erano quei lucchettini che vendevano compresi nella bicicletta, con delle chiavettine, che tu li tiravi giù e sentivi Clic, e poi tiravi fuori la chiave ed era una specie di fermaraggi, ma era una cosa che era un po’ da fanatici, la maggior parte dei miei amici, la bici la lasciava così, aperta, e mi ero ricordato di un libro su Luzzara, il paese di Zavattini, dove il meccanico diceva che negli anni cinquanta, le bici non le chiudeva nessuno, perché le bici del paese le conoscevano tutti, una bici era come una faccia.

La cintura

venerdì 9 Luglio 2010

Mi cascano un po’ le braghe, andare in giro, allora ho comprato una cintura. Una bancarella, a Borgo Panigale. Il signore che me l’ha venduta, che sembrava curdo, come aria, mi ha chiesto Vuoi una cintura che ti duri? Io gli ho detto Sì. Allora mi ha dato una cintura di pelle italiana. Pelle italiana, diceva. Gli ho chiesto di farmi i buchi, me li ha fatti. Dopo son tornato a casa me la son provata, e non lo so. Non per la cintura, la cintura è buona, pelle italiana, sembra solida, ma proprio un po’ per quello, perché, con la cintura, io son vent’anni, che non porto la cintura e, con la cintura, a guardarmi, mi faccio tutta un’altra impressione, di uno che sa bene cosa fare, di uno saldo, solido, centrato, cinturato, abbottonato, ancorato a questo mondo e legato alla tradizione contadina e anche a quella mercantile, forse, non lo so.

Biciclette

mercoledì 7 Luglio 2010

No perché a me, se devo dire, delle volte, mi vien da chieder scusa a tutti.

Condizioni 2

martedì 6 Luglio 2010

Mi si aprono continuamente dei buchi nelle tasche, e mi cadono per terra gli accendini, ho appena sentito un messaggio della banca, in segreteria telefonica, «Ho qualcosa da dirle, a proposito dell’affare che stiamo trattando, mi chiami in orario di ufficio», e io l’ho sentito che era appena finito, l’orario di ufficio, e mi ha messo in uno stato d’animo che mi ci han messe alcune fidanzate, anni fa, seduto in una piazza, come adesso, col porfido che scaldava il culo, come adesso, a sentire nel mio metabolismo, nel sangue, nel respiro, nella testa, un semaforo giallo, come adesso, pensa come son messo, aspettare domani che aprano le banche e tutto quel che firmo, metterci un asterisco e scriverci, sotto, «A condizione che mi diano il mutuo».

Biciclette

domenica 4 Luglio 2010

Mi tornavano in mente spesso il mutuo e il rogito. Il mutuo, va bene, c’ero già andato, mi avevano detto che quando avrei scelto la casa ci dovevo tornare per fare una richiesta formale. Adesso la casa l’avevo scelta e sarei andato in banca e poi si trattava di fare il compromesso e poi il rogito, entro fine luglio, e il problema era il rogito, perché i rogiti, a Parma si diceva, quando uno ci metteva un sacco di tempo a fare una cosa: Cosa fai, un rogito?