La domenica mattina

giovedì 22 Luglio 2021

C’era uno che alla domenica mattina, poco dopo le 10, andava in giro per Reggio a suonare il campanello ai Testimoni di Geova. E quando gli chiedevano cosa volesse, lui rispondeva solo che voleva vedere l’effetto che faceva, a rompere i coglioni alla gente”.

[Ristampato il Repertorio dei matti della città di Reggio Emilia]

Uno faceva il sindaco

martedì 3 Novembre 2020

Uno faceva il sindaco e si faceva sempre fotografare mentre andava in bicicletta, lui che andava in bicicletta in centro a lavorare, lui che andava in bicicletta con dei bambini su di una pista ciclabile nuova appena inaugurata, c’eran sempre delle foto sue sul giornale di lui che andava in bicicletta, poi un bel giorno era diventato ministro dei trasporti.

[Dal Repertorio dei matti della città di Reggio Emilia]

Tre matti di Reggio Emilia

sabato 6 Aprile 2019

Uno ha iniziato a sciare sulle pistine di Febbio, con il sogno di vincere l’oro in slalom alle Olimpiadi e poi l’ha vinto davvero, nel 2010 a Vancouver.

Uno si allenava a correre nelle stradine della Bassa, con il sogno di vincere l’oro nella maratona alle Olimpiadi e poi l’ha vinto davvero, nel 2004 ad Atene.

Uno giocava a tennis al circolo Giambellino di Quattro Castella, due campi in terra rossa, con il sogno di vincere al Roland Garros, e invece gioca ancora al circolo Giambellino di Quattro Castella, due campi in terra rossa.

Un’associazione

lunedì 18 Giugno 2018

C’era uno che aveva fondato un’associazione di promozione sociale per l’aiuto alle vittime dell’ostracismo dei movimenti religiosi alternativi devianti.

Matti di Como

venerdì 2 Marzo 2018

C’era uno che alla domenica mattina, poco dopo le 10, andava in giro per Reggio a suonare il campanello ai Testimoni di Geova. E quando gli chiedevano cosa volesse, lui rispondeva solo che voleva vedere l’effetto che faceva, a rompere i coglioni alla gente”

[Si fa il Repertorio dei matti della città di Como, siamo arrivati al numero minimo degli iscritti, ci sono ancora, volendo, un paio di posti clic, per scrivere delle cose come quella qua sopra, che è di Reggio Emilia]

Tre reggiani

venerdì 1 Dicembre 2017

Uno ha iniziato a sciare sulle pistine di Febbio, con il sogno di vincere l’oro in slalom alle Olimpiadi e poi l’ha vinto davvero, nel 2010 a Vancouver.

Uno si allenava a correre nelle stradine della Bassa, con il sogno di vincere l’oro nella maratona alle Olimpiadi e poi l’ha vinto davvero, nel 2004 ad Atene.

Uno giocava a tennis al circolo Giambellino di Quattro Castella, due campi in terra rossa, con il sogno di vincere al Roland Garros, e invece gioca ancora al circolo Giambellino di Quattro Castella, due campi in terra rossa.

[ristampato ancora il Repertorio dei matti della città di Reggio Emilia]

A San Siro a veder l’Inter

martedì 19 Settembre 2017

Uno era un tabaccaio e aveva il biglietto per andare a vedere l’Inter a Milano, a San Siro, alla domenica pomeriggio, allora visto che la domenica mattina doveva giocare una partita del campionato amatori, si era messo d’accordo con l’allenatore che lo facesse giocare solo nel primo tempo, perché poi doveva andare a vedere l’Inter a Milano, e se avesse giocato tutta la partita sarebbe arrivato tardi, a San Siro. Però poi quella partita si era messa in un modo che quel giocatore, all’allenatore, gli serviva ancora, e allora gli aveva detto, negli spogliatoi, dai, ti tengo su ancora dieci minuti, poi ti tolgo e vai a vedere l’Inter, e l’altro gli aveva risposto dieci minuti e non di più, però, che altrimenti arrivo tardi, a vedere l’Inter. Così era iniziato il secondo tempo e il tabaccaio era in campo, ma un po’ impaziente. Dopo dieci minuti si era avvicinato alla panchina e aveva detto all’allenatore tirami giù, che devo andare a vedere l’Inter, e lui gli aveva risposto ancora due minuti, dai, poi ti tolgo. Dopo due minuti il tabaccaio si era riavvicinato alla panchina e aveva detto all’allenatore tirami giù, che arrivo tardi a vedere l’Inter, e lui gli aveva risposto ancora due minuti, dai, poi ti tolgo sicuro. Dopo due minuti il tabaccaio si era riavvicinato alla panchina e aveva detto all’allenatore adesso però tirami giù, che devo andare a vedere l’Inter, e lui gli aveva risposto aspetta solo due minuti. Allora il tabaccaio si era girato verso l’arbitro e gli aveva detto così, senza un motivo: “Arbitro, sei un semo!” e l’arbitro l’aveva espulso subito. Allora il tabaccaio aveva chiesto scusa all’arbitro, poi si era girato verso l’allenatore e gli aveva detto: “Adèsa egh vag, a vèder l’Inter!” (“Adesso ci vado a vedere l’Inter!”)

Uno era assessore alla cultura

martedì 5 Settembre 2017

Uno era assessore alla cultura in un paese e, ogni volta che c’era uno spettacolo oppure una conferenza, oppure la presentazione di un libro, prima che iniziasse prendeva in mano il microfono e diceva che avrebbe detto solo due parole, poi si accorgeva che il microfono non funzionava e allora smanettava un po’ coi pulsantini del microfono, ma non ci saltava fuori, allora chiamava Fausto, che si alzava e andava sistemarle il microfono, diceva prova, prova e poi glielo ridava e allora lei ripeteva che avrebbe detto solo due parole, poi chiedeva se la sentivano adesso, quindi ribadiva che avrebbe detto solo due parole, perché la gente non era lì per sentire lei, ma per sentire l’attore oppure l’esperto oppure lo scrittore, di cui spesso non ricordava il nome e allora lo chiedeva alla dirigente, per essere sicura, e poi a volte lo sbagliava lo stesso perché aveva sentito male, e quindi, visto che la gente, come aveva già detto, era lì per sentire l’attore oppure l’esperto oppure lo scrittore, e stavolta il nome di solito lo diceva giusto, ecco, visto che la gente non era lì per sentire parlare lei, allora sarebbe stata breve, sintetica ed essenziale, anche perché compito della politica è quello di favorire l’incontro con gli attori, gli esperti o gli scrittori, ma rimanendo in disparte, perché altrimenti poi sembra che il protagonista sia il politico e non l’attore, l’esperto e lo scrittore e non è questo il compito della politica, la politica che risponde alla sua missione è quella che si fa supporto per la cultura, non quella che usa la cultura come supporto, quindi lei era ben felice di fare gli onori di casa e di introdurre l’attore oppure l’esperto oppure lo scrittore, e qui di solito ridimenticava il nome o comunque lo stranomava, che poi vuol dire che lo storpiava, e che era un grande piacere per l’amministrazione in generale e per la giunta in particolare ospitare un attore, un esperto o uno scrittore così importante, e visto che così tanta gente era uscita di casa ed era accorsa in sala consiliare per sentirlo, l’attore oppure l’esperto oppure lo scrittore, e al giorno d’oggi era sempre più difficile stimolare la gente ad abbandonare il divano, la tv, le partite, la pay-tv per andare a sentire gli attori, gli esperti o gli scrittori, visto che così tanta gente, diceva, era accorsa a sentirlo sarebbe stato un peccato perdersi in chiacchiere e rubare tempo prezioso all’attore, all’esperto o allo scrittore, anche perché di tempo ce n’era sempre meno, diceva, e quel poco andava utilizzato bene, e proprio questo era diventato un compito importante della politica, che doveva occuparsi non solo della dimensione spazio, ma anche della dimensione tempo, quindi fornire non solo i luoghi da vivere e percepire, ma anche i tempi per la vita e la percezione, perché i luoghi, anche belli, senza vita e percezione diventano inutili cattedrali, e ci sarebbe molto da dire su questo tema, diceva, ma non era quella la situazione giusta per parlarne, perché tutti stavano aspettando di sentire l’attore, l’esperto e lo scrittore, e qui ristranomava il nome, cioè lo ristorpiava, non senza aver prima ringraziato le persone grazie alle quali l’evento era possibile, quindi la dirigente del Comune, lì presente, che aveva avuto l’idea, i dipendenti comunali che l’avevano così bene organizzato, e senza i quali nulla sarebbe possibile, nonché gli sponsor, aziende del territorio che credono nella sinergia tra pubblico e privato e nella dimensione sociale della loro attività, e poi guardava nella sala se c’era qualcuno in rappresentanza dello sponsor e, se lo vedeva, gli chiedeva se quello voleva dire due parole anche lui, e lui diceva no, e lei insisteva solo due parole, e lui diceva no, no, e allora lei diceva che tanta modestia meritava un applauso e l’applauso partiva spontaneo, poi lei diceva delle altre cose durante l’applauso, che però non si capivano, perché c’era l’applauso, poi alla fine dell’applauso, che si interrompeva un po’ prima perché lei aveva continuato a parlare, diceva bene, ora possiamo veramente ascoltare l’attore oppure l’esperto oppure lo scrittore, e lo stranomava ancora, ma in un modo diverso dalle volte precedenti, e poi diceva grazie a tutti, e partiva un altro applauso, poi lei appoggiava il microfono senza spegnerlo e si sentiva un ciocco che spaventava tutti. Poi, se era una conferenza o la presentazione di un libro, l’esperto o lo scrittore iniziava precisando qual era il suo vero nome, se invece era uno spettacolo l’attore iniziava lo spettacolo e del nome se ne fregava.

Se li porto a casa adesso

venerdì 7 Luglio 2017

C’era uno che appena dopo S. Prospero (che è il patrono di Reggio Emilia, il 24 novembre) andava alla Coop e chiedeva al punto di ascolto se potevano tenergli da parte due panettoni per la vigilia di Natale. Davanti alle rassicurazioni delle commesse sul fatto che non sarebbero certo finite le scorte il signore allargava le braccia e confessava che “Se ì port a cà adèsa ì magn subét, gh’ariven mìa a Nadēl” (Se li porto a casa adesso li mangio subito, non ci arrivano a Natale).

6 luglio – Reggio Emilia

giovedì 6 Luglio 2017

Giovedì 6 luglio,
alle 21:15,
a Reggio Emilia,
dentro la rassegna Summersoup,
nello spazio esterno tra
il Centro Internazionale L. Malaguzzi
e la sede dell’Arci di Reggio Emilia,
in viale Ramazzini 72,
Repertori dei matti delle città di Bologna,
Milano, Torino, Roma, Cagliari,
Parma, Andria, Livorno,
Reggio Emilia,
Lucera e Capitanata e Genova
con particolare riferimento al
Repertorio dei matti della città di Reggio Emilia.
Legge io, che mi chiamo Paolo Nori,
suona il concerto a fiato L’usignolo
diretto dal Maestro Mirco Ghirardini