Arturo

venerdì 30 Giugno 2023

C’era uno che diceva: se ho un figlio lo chiamo Leone, se ho un figlio lo chiamo Orso, se ho un figlio lo chiamo Lupo; poi figli non ne ha avuti, ha comprato un cane e l’ha chiamato Arturo.

[Dal Repertorio dei matti della città di Parma]

Prosciutti

venerdì 11 Settembre 2020

Una volta, in serie B, c’era la partita Pescara – Parma, gli ultras del Pescara avevano fatto un coro: «Solo i prosciutti, avete solo i prosciutti. Solo i prosciutti, avete solo i prosciutti». E gli ultras del Parma avevano aspettato un po’ poi avevan risposto «Anche i formaggi, abbiamo anche i formaggi. Anche i formaggi, abbiamo anche i formaggi».

[Domani, a Bologna, Cosa sei, matto?]

Renzo Pezzani

mercoledì 3 Aprile 2019

Uno era un poeta. Nato di là dall’acqua, aveva scelto per le sue poesie il dialetto parmigiano. Tra tutte le poesie che aveva composto, la sua preferita era l’Inno a Parma, musicato da Ildebrando Pizzetti. Si ostinava a fare poesia in dialetto: come uno che riesce a fare musica spostando dei ferri vecchi. Una musica che “in-t-al sangov la se straia / E ’t la sent cme na man sota la maia” (ti si sparge nel sangue / E la senti come una mano sotto la maglia).

Neanche questo

giovedì 20 Dicembre 2018


Quando vado a vedere Parma Roma, tra nove giorni, che, se sono guarito, sarò in diretta su Rai 2, se sono guarito, voglio leggere uno dei matti del Repertorio dei matti della città di Parma, tipo questo: «C’era uno che non era di Parma ma aveva cominciato a parlare in dialetto parmigiano. La moglie, che era di Parma, infastidita, gli intimava di darci un taglio, ché il dialetto lui non lo sapeva parlare.
E lui ribatteva: “co vò, al mi al teng voja et parler pramzan, ca non ho ma volù parler in edor dialet, manca mi personali, e donca ades lasciom et esprimor in pà”. E insisteva: “Donca però, donca è giusto no?” Ma la moglie non gli dava soddisfazione, neanche sul donca.
Una volta è stato visto presso il pioppeto del porto fluviale di Mezzani dove, rivolto ad un casaro del Pakistan, avrebbe detto, desolato: “Am piazerè et parler in mod fluent ma non ghe riesghi miga e pur al cred et d’aver interiorizè la parleda, ad esemp, ghe volut vent an, ma adesa al capisc subit se et se’ de Rege Emilia o de Perma”.» (ma non questo).

Brava Caterina

venerdì 7 Dicembre 2018

Caterina Bonetti, una degli autori del Repertorio dei matti della città di Parma, entra in consiglio comunale. Poi dicono che la letteratura non serve a niente.

A proposito di poveracci

giovedì 22 Novembre 2018

Uno scriveva alla Gazzetta di Parma:”Gentile direttore, sono un reggiano che per visitare i propri parenti di Parma ha transitato una sera di dicembre – in perfetta buona fede – in una corsia preferenziale per bus in via Zarotto. Il cartello non era visibile, il contesto della strada e l’ampiezza della carreggiata non facevano prevedere il divieto. Così mi sono preso un verbale dall’occhio elettronico della telecamera che il Comune ha messo in quel passaggio per fare cassa. Un trappolone. Ma sono contento. Così posso contribuire a ripianare il disastroso bilancio della città nostra cugina. A proposito di poveracci: si può fare un’offerta anche per la squadra di calcio?”.

[Ristampato il Repertorio dei matti della città di Parma]

Toponomastica

venerdì 15 Giugno 2018

Uno che era assessore aveva proposto di cambiare il nome del parco Falcone-Borsellino in parco Sandra-Raimondo.

Uno girava per la città tutto il giorno

venerdì 8 Settembre 2017

Uno girava per la città tutto il giorno. Era molto magro e molto alto, con un occhio che andava per conto suo e un altro che guardava dritto. Non si fermava mai, girava per le strade, si affacciava sulla porta dei negozi, dei bar, dei ristoranti e salutava tutti sempre senza fermarsi. Camminava e salutava, apriva le porte, salutava e usciva subito dopo senza aspettare risposta. Alzava il suo braccio lunghissimo e diceva ciao, aprendo e chiudendo la mano. Girava le zone del centro e quelle più fuori, la mattina, la sera, i giorni feriali e quelli festivi e salutava, tutti, bambini, ragazzi, adulti e vecchi. Uno solo, credendo di far cosa gradita, lo aveva per primo salutato. Lui si era improvvisamente bloccato, l’aveva guardato e gli aveva detto ‘Ma tu chi sei? Non ti conosco’.

[Nuova ristampa per il Repertorio dei matti della città di Parma]

Cosa c’entrano, i tortellini?

domenica 6 Agosto 2017

Io, probabilmente per via del fatto che son nato a Parma, e che ci ho abitato per più di trent’anni, devo dire che ho una relazione strana, con Parma e con i parmigiani, che si concretizza nel fatto che a me, i parmigiani, mi sembran della gente normalissima. Anche quel modo lì di parlare che abbiamo a Parma, con la erre che è la tipica erre di Parma, be’, secondo me, non è la tipica erre di Parma, è la erre normale, e quando mia figlia, per dire, che ha la erre di Parma, ha scoperto che quella erre ce l’hanno anche i francesi e ha detto che lei da grande avrebbe studiato il francese perché sapeva già una lettera, io ho pensato che aveva ragione.
Insomma, Parma, io, volevo dir quello, che Parma, io ho un rapporto strano, con Parma e con i parmigiani, e Parma è un posto che forse non riesco a guardarlo con l’obiettività e la misura con cui sono abituato a guardare le altre cose del mondo.
Le cose di Parma, per me, son delle cose più belle, che hanno più senso e fanno meno paura e, mi rendo conto che è stupido, forse, ma quando, un po’ di anni fa, un parmigiano era stato arrestato in Gran Bretagna reo confesso del delitto di aver ammazzato i suoi genitori, io mi ricordo che su dalla pancia mi era venuto un pensiero che avevo pensato «Be’, si vede che gli avevano fatto qualcosa».
Ecco, nonostante tutta questa premessa io devo dire che tutte le volte che, come il 3 agosto ultimo scorso, mi trovo nella stazione di Parma, io non la capisco, la stazione di Parma, mi sembra un posto senza senso.
Che se uno guarda le stazioni emiliane, a parte Bologna, che è il capoluogo, le altre stazioni di Modena Reggio Emilia e Piacenza (e anche Ferrara), son stazioni normali, stazioni alle quali siamo abituati fin da quando siam piccoli, a un piano, con i sottopassaggi, stazioni che servono per prendere i treni che portino i cittadini nei posti dove devono andare.
La stazione di Parma, no: la stazione di Parma di piani ne ha quattro, un pianterreno, due sotterranei e uno soprelevato che però è chiuso al pubblico per mancanza di visitatori.
La scala che dovrebbe portare al piano soprelevato è bloccata da dei vasi di fiori e da un cartello con la foto di una ragazza che guarda in macchina e sotto uno slogan che dice «Il viaggio comincia qui». Continua a leggere »

In caso di vittoria

lunedì 26 Giugno 2017

Uno si era trovato a fare il sindaco. Non che si fosse trovato per caso, perché si era candidato, aveva fatto una lista e la campagna elettorale. Aveva presentato un programma nel quale prometteva, in caso di vittoria, che avrebbe spento l’inceneritore. Forse per questa promessa, forse per altre ragioni, alla fine era stato eletto e qualche mese dopo era sceso a manifestare a fianco di un comitato di cittadini che protestava contro la mancata chiusura dell’inceneritore.