Protrude

domenica 5 Agosto 2018

Dopo, in Russia, a Mosca, ho usato più volte il verbo Protrudere, che suona in un modo stranissimo, e non chiarissimo; avrei potuto forse usare Aggettare, ma a me è una cosa che mi piace, fare, con la bocca, la lingua, il palato, degli esperimenti che non avevo mai fatto in vita mia, dire, più volte, una parola che non avevo mai detto, c’è una gran soddisfazione, a Mosca, poi.

Stamattina a Milano

mercoledì 1 Agosto 2018

Adesso io non voglio fare quello che torna dalla vacanze in posti esotici e si dà delle arie che ha fatto delle esperienze straordinarie, ma la metropolitana di Milano, dopo quelle di Pietroburgo e di Mosca, sembra una metropolitana giocattolo. Che poi io a Bologna vado in giro in bicicletta, ma stamattina, a Milano, la metropolitana, mi è sembrata proprio una metropolitana giocattolo. Mi scuso. Mi dispiace. Ma è così.

Sul volo Aeroflot SU 2426 Mosca Bologna

domenica 29 Luglio 2018

Il prjanik (dolce) Tul’skij che ci hanno dato sul volo Aeroflot SU 2426 Mosca Bologna del 29 luglio 2018 (cliccare sull’immagine per ingrandire).

23/29 luglio – Mosca

domenica 29 Luglio 2018

Dal 23 al 29 luglio
La grande
Mosca a piedi
e in metropolitana:
clic

Uguale

domenica 29 Luglio 2018

Dopo, ieri, a cena al ristorante Aragvi (легендарный ресторан, c’è scritto nel bigliettino, ristorante leggendario, significa, e forse c’entra il fatto che era il ristorante preferito di Stalin) mi è venuto in mente quando, tanti anni fa, ho fatto il primo viaggio insieme alla Battaglia, io e lei, che quando siamo arrivati a Torino porta nuova, davanti al tabellone delle partenze, la Battaglia, che aveva forse sei anni, ha allargato le braccia ha detto «Che città meravigliosa», e mi sono accorto che io, in questi giorni, più di una volta, guardando una strada, un parco, una strada di Mosca ho pensato: «Che città meravigliosa», come la Battaglia, uguale.

Tra Dostoevskij e Puškin

domenica 29 Luglio 2018

Tra Dostoevskij e Puškin, in un negozio di Mosca (grazie a Gianfranco, cliccare sull’immagine per ingrandire).

Ivan Puni (ancora)

sabato 28 Luglio 2018

Ivan Puni è l’uomo timido per eccellenza. Ha capelli neri, parla piano, suo padre era italiano. Ho veduto di questi timidi sullo schermo cinematografico.
Ecco un imbianchino che se ne va con una lunga scala sulla spalla. Modesto, silenzioso. Ma la scala urta i cappelli dei passanti, fracassa i vetri, ferma i tram, distrugge case.
Puni invece dipinge.
Se dovessimo raccogliere tutte le recensioni scritte su di lui in russo e spremerne il furore, si potrebbero raccogliere alcuni secchi di liquido molto corrosivo e inoculare con questo la rabbia a tutti i cani di Berlino.
I cani a Berlino sono 500.000.
Puni offende la gente perché non si beffa mai di nessuno. Dipinge un quadro, lo guarda, pensa: Io non c’entro, doveva essere fatto così.
I suoi quadri sono irrevocabili e obbligatori. Egli vede lo spettatore, ma è organicamente incapace di tenerne conto. Accetta gli insulti dei critici come un fenomeno atmosferico.
Fintanto che vive, conversa. Così Colombo navigando verso l’America non ancora scoperta, giocava a scacchi seduto sulla tolda.
Per ora Puni è un pittore per pittori. Questi non lo capiscono ancora, ma già s’inquietano.
Dopo la sua morte – non la desidero, sono suo coetano e anch’io solo, – dopo la morte di Puni, erigeranno un museo sopra la sua tomba. Vi saranno appesi i suoi calzoni e il suo cappello.
Diranno: guardate come fu modesto quest’uomo geniale, con quel cappello grigio calcato sulle sopracciglia, nascondeva i raggi che gli irradiavano dalla fronte.
Qualcuno scriverà qualcosa anche sui suoi calzoni.
Infatti, Puni sa vestirsi.
Attaccheranno al muro la bolletta del gas di Puni, la pagheranno proprio per questo. Chiameranno «punico» il nostro tempo. Possano coprirsi di lebbra tutti coloro che verranno a coprire le nostre tombe con le loro menzioni onorevoli.
A nome nostro opprimeranno le generazioni venture. È così che si fanno le conserve alimentari.
Riconoscere un pittore è il mezzo più sicuro per renderlo innocuo.
Ma forse un museo non ci sarà?
Faremo del nostro meglio.
Intanto Puni, con un sorriso cortese, dipinge attentamente i suoi quadri. Sotto la giacca grigia porta una furibonda volpe rossiccia, che lo mangiucchia a poco a poco. È molto doloroso, anche se da antologia scolastica

Delle canzoni

venerdì 27 Luglio 2018

Quando stanno morendo, i cavalli respirano,
Quando stanno morendo, le erbe si seccano,
Quando stanno morendo, i soli si bruciano,
Quando stanno morendo, gli uomini cantano delle canzoni.

[Domani andiamo a Novodeviče, da Chlebnikov]

Parete

venerdì 27 Luglio 2018

Dopo ieri, alla Tret’jakovskaja del Krymskij val, a Mosca, la nostra guida è stata pian piano abbandonata dal gruppo, che è un gruppo di persone abbastanza indipendenti, e al gruppo si erano aggiunti due turisti italiani, che si erano messi a seguire la guida e dopo un po’ han cominciato a discutere con la guida di realismo socialista e la nostra guida, lui, rispondeva, e noi, da lontano, vedevamo la guida che guidava delle persone che con lui non c’entravano niente e faceva bene, secondo me. E tutto questo succedeva in mezzo a dei quadri moderni come quello che vedete qua sopra (cliccare due volte sull’immagine per ingrandire) che si chiama Parete, è del 1963, è di Evgenij Ruchin e, sul quadro si legge, graffitato, Saša dura, che significa Saša cogliona, più o meno.

Due monumenti

mercoledì 25 Luglio 2018

Oggi abbiamo visto il monumento del cantante russo Vladimir Vysockij a Mosca, sullo Strastnoj bul’var, che a qualcuno del gruppo ha ricordato un monumento che c’è in Italia, a Polignagno a Mare: