Costui

martedì 1 Settembre 2020

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

Un giorno, allora ero liceale, un professore disse: «Quando sarete innamorati, scriverete lettere bellissime». In realtà, chiunque abbia conosciuto innamorati – e capita a tutti – e si ricorda di se stesso amoroso o amorosa, sa benissimo che chi è trafitto d’amore è un personaggio monotono, ripetitivo, dalla aggettivazione scialba e iterativa, affranto dal gravame dei luoghi comuni, emotivamente instabile, solipsista, convinto che l’oggetto del suo amore sia di interesse generale, e più
stupito che irritato se nota una certa tendenza a cambiare discorso nei più cari e pazienti sodali. L’innamorato è socialmente una peste, un diluvio innocente, un farneticante, un ossessivo, e sebbene tutto ciò sia assai nobile e fondamentale dal punto di vista della storia psicologica specifica, non è credibile che costui sia in grado di produrre testi letterari interessanti.

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 85-86]

Lei è lo scrittore?

venerdì 18 Marzo 2016

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

Aggiungerò che mi è accaduto di ricevere telefonate che cominciavano a quel modo: «Lei è lo scrittore?». Non erano telefonate scortesi, ma semplicemente denunciavano, da parte del telefonante, una ferma volontà di volere il prodotto autentico, senza conservanti, senza additivi; è un atteggiamento da cliente probo, pronto a respingere con educata fermezza, come nella pubblicità degli amari, un Manganelli dentista, miniaturista, bottinaio o trafficante in avorio, sebbene si tratti di lavori dignitosi e socialmente apprezzati. Il Cielo – che ha tanto da fare – cerchi di trovare il tempo per salvarmi dallo sgomento che mi dà quella definizione.

[Giorgio Manganelli, Pronto? Lei è lo scrittore?, in Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), p. 234]

Producete, producete cultura

domenica 19 Luglio 2015

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

Si deplora che gli studenti non leggano libri ma riassunti, recensioni, ‘profili’; bene, è esattamente ciò che è riuscita a fare la scuola, la quale, non potendo trasmettere esperienza, libertà, gioia o angoscia, trasmette ‘cultura’. Il motivo per cui lo studente «non sa leggere» non accade malgrado i suoi studi, ma a causa dei suoi studi. […] Producete, producete cultura: è il vostro mestiere, e soprattutto è il contrario della letteratura.

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 211-212]

Sarà bene non parlare d’amore

sabato 18 Luglio 2015

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

È noto, anzi addirittura ovvio, che se il successo è gratificante, l’insuccesso, se bene amministrato e vissuto, lo è anche di più. Un best-seller è certamente un libro cordiale, comunicativo, coinvolgente e sciarmoso; è un libro che parla a ‘tutti’; ma un worst-seller può essere un libro delicatamente scostante, afono, schivo, un libro che dà del ‘lei’ e si rivolge a pochi, pochissimi, nessuno. Beckett cominciò con libri stampati in trecento copie, e arrivò al Nobel. Dunque la tentazione ci indurrebbe a scrivere un best-seller, ma l’astuzia della storia ci dovrebbe persuadere a ricercare l’insuccesso. In realtà, se il verso ‘successo’ è misterioso e imprevedibile, così l’autentico ‘insuccesso’ è difficile da perseguire, e da amministrare una volta conseguito. Infine ci sono dei best-seller che sommano i vantaggi del successo e dell’insuccesso, e dei worst che sono e restano tali, non letti da alcuno. Tuttavia possiamo provare a dare alcuni consigli ad un giovane scrittore che sia fermamente deciso a conseguire l’insuccesso, tenendo presente che nessuna ricetta è sicura, ed un virtuoso giovane può trovarsi investito da un insolente successo che aveva fatto di tutto per evitare.
In linea di massima, sarà bene non parlare d’amore, o al più di un amore squallido, da consumarsi in soffitte, da una coppia priva di senso storico, di amore per la trasgressione, di immoralità trionfante. Tuttavia, bisognerà anche evitare i delitti passionali, le morti violente, i drammi della coscienza, al poesia del ricordo. Quella ipotetica coppia deve essere distratta, inutile, fiacca, di mira incerta, non votante, frettolosa nelle cose d’amore, deve avere un reddito basso, ma non infimo, che può eccitare l’interesse del lettore classista. Ho detto: niente delitti; onesti scrittori votati al fallimento sono stati brutalizzati dal successo di un delitto: Delitto e castigo insegni; il successo è il meritato ‘castigo’ del ‘delitto’.  

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 191-192]

Conseguire l’insuccesso

martedì 13 Gennaio 2015

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

Tuttavia possiamo provare a dare alcuni consigli a un giovane scrittore che sia fermamente deciso a conseguire l’insuccesso; tenendo presente che nessuna ricetta è sicura, ed un virtuoso giovane può trovarsi investito da un insolente successo che aveva fatto di tutto per evitare.
In linea di massima, sarà bene non parlare d’amore, o al più di un amore squallido, da consumarsi in soffitte, da una coppia priva di senso storico, di amore per la trasgressione, di immoralità trionfante. Tuttavia, bisognerà anche evitare i delitti passionali, le morti violente, i drammi della coscienza, la poesia del ricordo. Quella ipotetica coppia deve essere distratta, inutile, fiacca, di mira incerta, non votante, frettolosa nelle cose d’amore, deva avere un reddito basso ma non infimo, che può eccitare l’interesse del lettore classista. Ho detto: niente delitti, onesti scrittori votati al fallimento sono stati brutalizzati dal successo di un delitto: Delitto e castigo insegni; il sangue è seducente, e il successo è il meritato ‘castigo’ del ‘delitto’.

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 191-192]

Un personaggio

lunedì 12 Gennaio 2015

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

Un personaggio che voglia fare un minimo di carriera deve, naturalmente, amare; può amare praticamente qualunque cosa in qualunque modo, ma amare deve.

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), p. 186]

Una parola lussuosa come plenilunio

mercoledì 12 Novembre 2014

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ho cercato di dire, un po’ a braccio, quel che pensavo delle parole nuove, o meglio ‘inventate’. Mi è capitato, anche per burla, di usare parole inesistenti: forse qualcuno ricorderà «troppità», in un recente corsivo. Confesso, mi piacerebbe che avesse fortuna; che un giorno il Battaglia lo registrasse come neologismo. Pensate, una parola lussuosa come ‘plenilunio’ è un neologismo dantesco. Che cosa è una parola ‘nuova’, includendo sotto la definizione anche le parole antiche ma perente? I fisici raccontano che nel mondo dell’infinitamente piccolo talora si disvelano particelle minime, infime, ma dotate di intesa potenza, anche se di vita estremamente aleatoria. Mi sembra che le parole inedite abbiano qualcosa di analogo: una intensità subitanea, allucinatoria, talora effimera, talora perenne: ‘Plenilunio’ è parola stupenda, ma prima che Dante la scrivesse non esisteva; è una apparizione.
Di fronte ad una parola come ‘paninoteca’ vien fatto di pensare che il neologismo ha il compito di indicare un oggetto esistente ma privo di nome: a me sembra che sia il nome ad individuare l’oggetto. Esisteva un negozio, esistevano i panini i ragazzotti che li mangiavano; tutto molto instabile, inafferrabile, inconclusivo; ma ecco che nasce quella parola mostruosa – ma anche Cerbero è un mostro, e non se ne è mai andato dalle nostre fantasie – e il negozio, i panini, i ragazzotti, vengono assurti a idee platoniche, stanno nel cielo purissimo della verbalità.
D’Annunzio, uomo sommamente verbale, trasse dal nulla parole come ‘velivolo’, squisita, definitiva presenza. Amoroso di parole arcaiche, di termini desueti, D’Annunzio fece rivolare, come farfalle già congelate, parole come ‘crambe’, ‘nenufaro’, ‘pancrazio’; né occorre cercare sempre nel dizionario, talora agiscono come suono attivo, incantamento. Appunto, incantamento: una parola è un incantamento, evocazione allucinatoria, non designa una ‘cosa’, ma la cosa diventa parola, ed esiste nell’unico modo in cui può esistere: suono significante, arbitrio fonico, gesto magato ed efficace.

[Giorgio Manganelli, Per amor di troppità, in Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 89-90]

Saggezza

lunedì 20 Ottobre 2014

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pare che Seneca, nella sua tipica, stravagante saggezza, abbia osservato che un verme dispone di una quantità incredibile di tempo libero. È probabile che Seneca, che non intratteneva rapporti intimi con i vermi (li invitò a cena solo troppo tardi per scusarsi), abbia sottovalutato la fatica che un verme deve dedicare alla bisogna di procurarsi del cibo, anche scadente. (Si parla male della Guida Michelin, ma avete mai preso in esame la Michelin dei vermi?); tuttavia, nell’insieme l’osservazione pare ragionevole.

 

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), p. 115]

Ragionevolmente

sabato 20 Settembre 2014

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Segretamente sono convinto che l’acqua venga prodotta, dirò meglio generata dal rubinetto, che l’interruttore sia il padre della luce, che il numero di telefono sia una formula pitagorica con cui posso evocare l’esistenza altrui. Sono convinto che i programmi radio – non oso neppure pensare alla televisione – siano delle cose messe dentro ad un filo da una parte, e tirate fuori dall’altra. Credo sia chiaro che la scienza non possa ragionevolmente attendersi da me preziosi contributi.

 

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 109-110]

Oligoscisti

domenica 6 Luglio 2014

Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mettiamo ad ogni modo che lei sia Shakespeare o Tolstoj. Che cosa vorrei dirle? Che per scrivere l’Amleto, o anche molto meno, l’università di lettere non le darà nulla. La consiglierei di iscriversi a chimica, archeologia, geologia. Lei ha bisogno di metafore, di allitterazioni, di iperboli. Ha bisogno di perdere tempo e di commettere degli errori: molti errori. Le serve il cattivo gusto, ha bisogno di letture sciocche e inattendibili. Ha bisogno di refusi. In una parola: non pensi di imparare a scrivere frequentando chi frequenta la letteratura. Niente di peggio di fare letture giuste, di sapere quello che si sta facendo. Lei dice di essere Shakespeare? Può darsi; anzi, ci credo. Per questo le dico: si iscriva a Geologia. Vedrà quante metafore le verranno regalate. Non ricordo più che cosa siano gli oligoscisti: ma quella, caro mio, quella è letteratura.

[Giorgio Manganelli, Il rumore sottile della prosa, Milano, Adelphi 2013 (2), pp. 104.105]