mercoledì 2 Ottobre 2013
[Quando non so cosa fare, aggiungo un pezzo da Disastri]
Una volta Orlov, ha fatto indigestione di piselli tritati, è morto. E Krylov, l’ha saputo, è morto anche lui. E Spiridonov, è morto per conto suo. E la moglie di Spiridonov, è caduta dalla credenza, è morta anche lei. E i figli di Spiridonov sono annegati nello stagno. E la nonna di Spiridonov, ha cominciato a bere e si è data al vagabondaggio. E Michajlov, ha smesso di pettinarsi e ha preso la tigna. E Kruglov, ha disegnato una signora con una frusta in mano e è impazzito. E Perechrestov, ha ricevuto un vaglia di quattrocento rubli s’è dato tante arie che l’han licenziato.
Tutte brave persone, e non sanno farsi una posizione.
venerdì 27 Settembre 2013
Quattro illustrazioni di come una nuova idea sbalordisca il soggetto che non vi sia preparato
i.
Scrittore: Io sono uno scrittore.
Lettore: A me mi sembri piuttosto una merda.
Lo scrittore sta in piedi per qualche minuto sconvolto da questa nuova idea poi cade esanime. Lo portano via.
ii.
Pittore: Io sono un pittore.
Operaio: A me mi sembri piuttosto una merda.
Il pittore impallidisce come una tela, comincia a dondolare come una canna, e, inaspettatamente, muore.
Lo portano via.
iii.
Compositore: Io sono un compositore.
Vanja Rublev: A me mi sembri piuttosto una merda.
Il compositore, respirando pesantemente, si accascia. Lo portano inaspettatamente via.
iv.
Chimico: Io sono un chimico.
Fisico: A me mi sembri piuttosto una merda.
Il chimico non dice una parola e stramazza pesantemente al suolo.
[Daniil Charms, Disastri]
giovedì 12 Settembre 2013
E pensavo che l’anno prossimo, il 2014, sarebbe bello fare una serie di letture, e di concerti magari, anche, per festeggiare il centonono anniversario della nascita di un signore che ha scritto: «Io comunque sono una figura stupefacente, anche se non mi piace molto parlarne», e che si faceva chiamare Daniil Charms.
domenica 1 Settembre 2013
Una volta Gogol’ ha scritto un romanzo. Satirico. Su una brava persona che era finita nel lager di Kolyma. Il capo del lager si chiamava Nikolaj Pavlovič (allusione allo zar). E proprio lui, con l’aiuto di alcuni delinquenti, perseguita quella brava persona e ne provoca la morte. Gogol’ aveva chiamato il romanzo «Un eroe dei nostri tempi». L’aveva firmato: «Puškin». E l’aveva passato a Turgenev, perché lo pubblicasse su una rivista.
Turgenev era un uomo pauroso. Aveva letto il romanzo e si era coperto di sudore freddo. Aveva deciso di rivedere il tutto. E l’aveva rivisto.
L’ambientazione del romanzo l’aveva trasportata nel Caucaso. Il prigioniero l’aveva trasformato in un ufficiale. Al posto dei delinquenti aveva messo delle belle ragazze, e non erano loro che offendevano l’eroe, era lui che le offendeva. Nikolaj Pavlovič l’aveva ribattezzato Maksim Maksimyč. Aveva cancellato «Puškin» e aveva scritto «Lermontov». Poi aveva subito mandato il manoscritto alla redazione, si era asciugato il sudore freddo e era andato a dormire.
D’un tratto, nel mezzo di un bel sonno, era stato trafitto da un’idea orribile. Il titolo! Non aveva cambiato il titolo! E subito, quasi senza vestirsi, era scappato a Baden-Baden.
[Aneddoti attribuiti a Daniil Charms, in Daniil Charms, Vešč’, Moskva, Amfora 2000, pp. 306-307]
sabato 31 Agosto 2013
Una volta Gogol’ si è travestito da Puškin, è andato da Puškin e ha bussato. Puškin gli ha aperto e ha gridato «Ve’, Arina Rodionovna, sono arrivato!».
[Aneddoti attribuiti a Daniil Charms, in Daniil Charms, Vešč’, Moskva, Amfora 2000, p. 303]
venerdì 30 Agosto 2013
Turgenev, che già, di natura, per conto suo, era timido, poi oltretutto, Puškin e Gogol’, a lui, lo trattavan malissimo. Si svegliava di notte gridava: «Mamma mia!». Soprattutto da vecchio.
[Aneddoti attribuiti a Daniil Charms, in Daniil Charms, Vešč’, Moskva, Amfora 2000, p. 306]
venerdì 30 Agosto 2013
Una volta Gogol’ si è travestito da Puškin, sopra si è messo una pelle di leone e è andato a una festa mascherata. F. M. Dostoevskij, che Dio lo benedica, l’ha visto e si è messo a gridare «Scommettiamo che è Lev Tolstoj? Scommettiamo che è Lev Tolstoj?».
[Aneddoti attribuiti a Daniil Charms, in Daniil Charms, Vešč’, Moskva, Amfora 2000, p. 313]
venerdì 30 Agosto 2013
Dostoevskij era andato a trovare Gogol’. Aveva bussato. Gli avevano aperto. «Ma cosa fa, – gli avevano detto, – Fëdor Michajlovič? Nikolaj Vasil’evič son già quindici anni, che è morto». «Be’, e allora? – aveva pensato Dostoevskij, che Dio lo benedica, – Anch’io prima o poi muoio».
[Aneddoti attribuiti a Daniil Charms, in Daniil Charms, Vešč’, Moskva, Amfora 2000, p. 312]
domenica 21 Luglio 2013
Mi chiamavano tiranno. È forse così?
No, non è così. Dimostrare questa cosa, non la dimostro. Ho sentito che mia moglie diceva al telefono a un certo Michjus che sono uno stupido.
Ero seduto sotto il letto e non mi si vedeva. Oh, cos’ho provato in quel momento!
Volevo saltare fuori e gridare: «No, non sono stupido!» Mi immagino, cosa sarebbe successo.
Mi son messo ancora sotto il letto e non mi si vedeva. Però io lo vedevo, quello che Michjus faceva a mia moglie.
Oggi mia moglie ha accolto ancora questo Michjus. Comincio a pensare che io, agli occhi di mia moglie, sto passando in secondo piano.
Michjus ha anche frugato nei cassetti della mia scrivania.
Io ero sotto il letto e non mi si vedeva.
Mi son messo ancora sotto il letto e non mi si vedeva. Mia moglie e Michjus parlavano di me nel tono più sgradevole possibile.
Io non mi sono trattenuto e gli ho gridato che dicevano delle balle.
Sono già cinque giorni che mi han picchiato, mi fanno ancora male le ossa.
giovedì 20 Giugno 2013
C’era una volta un uomo, si chiamava Kuznecov. Una volta gli si è rotto uno sgabello. È uscito di casa è andato a comprare la colla da legno per incollare lo sgabello. Quando è passato vicino a una casa che stavano costruendo, da sopra è caduto un mattone e ha colpito Kuznecov in testa.
Kuznecov è caduto, ma si è alzato poi subito in piedi ha cominciato a tastarsi la testa. Nella testa di Kuznecov era cresciuto un enorme bernoccolo.
Kuznecov ha considerato il bernoccolo con la mano e ha detto:
– Io, cittadino Kuznecov, sono uscito per andare al negozio a… a… a… Accidenti, che roba. Ho dimenticato perché dovevo andare in negozio.
Proprio in quel momento, dal tetto è caduto un secondo mattone e ha sbattuto anche questo contro la testa di Kuznecov.
– Aià! – ha gridato Kuznecov prendendosi la testa, e si è tastato il secondo bernoccolo.
– Guaarda te che storia, – ha detto Kuznecov. – Io, cittadino Kuznecov, sono uscito di casa per andare… per andare… per andare… Dove stavo andando? Mi son scordato dove stavo andando!
A quel punto dall’alto su Kuznecov è caduto un terzo mattone. E sulla testa di Kuznecov è cresciuto un terzo bernoccolo.
– Ahi ahi ahi! – ha gridato Kuznecov, prendendosi la testa. – Io, cittadino Kuznecov, sono uscito di… Sono uscito da… sono uscito dalla cantina? No. Sono uscito dal barile? No. Da dove accidenti sono uscito?
Dal tetto è caduto un quarto mattone, ha colpito Kuznecov sulla nuca, sulla nuca di Kuznecov è cresciuto un quarto bernoccolo.
– Ben ma, oh! – ha detto Kuznecov grattandosi la nuca. – Io… Io… Io… Chi sono io? Sembra che mi sono scordato come mi chiamo. Che storia! Come mi chiamo? Vasilij Petuchov? No. Nikolaj Sapogov? No. Pantelej Rysanov? No. Ma chi accidenti sono?
Ma a quel punto dal tetto è caduto un quinto mattone e ha colpito Kuznecov sulla nuca così forte, che Kuznecov ha dimenticato definitivamente ogni cosa e gridando:
– Ooo-o-oh! – si è messo a correre per la strada.
Per cortesia! Se qualcuno incontra per strada un uomo con cinque bernoccoli in testa, ricordategli che si chiama Kuznecov e che deve comprare la colla da legno e aggiustare lo sgabello rotto.