Una replica

venerdì 11 Febbraio 2011

[Fabio Zinelli mi ha chiesto di pubblicare una sua replica a un post di qualche giorno fa, cosa che faccio volentieri]

Caro Paolo,
ho l’impressione, soprattutto, che ti ho aiutato a pagare un’altra bolletta.
Comunque, quando ti ho recensito ho prima pensato: com’è che uno bravo e che ammiro scrive su un giornale che non ammiro per niente? Non gli farò la morale. Però come suo fan come la metto? faccio come con Carla Bruni che dopo che ha sposato Sarkozy ho buttato via i suoi CD? Ma mi sono detto: affari suoi, e poi, pensa un po’, io a Carla Bruni posso rinunciare a Paolo Nori no.
Però dopo devo fare il critico. E mi sono chiesto, recensendo due libri in un sol colpo, com’è che quel satanasso scrive così tanto? Chiaro, perché ci campa. Questo lo si capisce anche senza vedere il tuo 740. È una colpa? No. C’è un altro scrittore che mi viene in mente al proposito, Bianciardi nel bellissimo «La vita agra», dove ci fa sapere quanto guadagna per ogni traduzione che fa in stretto conteggio con le bollette da pagare. La poetica delle bollette, direbbero alle Hautes Etudes, direbbero.
Dopo di che, il critico non è che deve chiedersi solo cose come « qual è per Paolo Nori il rapporto tra il nulla contemporaneo e la scrittura? ». Piuttosto, quando il rapporto tra il nulla contemporaneo e la scrittura è esplicitamente collegato al tema delle bollette e a Libero, soprattutto perché in uno dei due libri che ho recensito parli per filo e per segno della tua collaborazione con Libero, si vede che il critico simpatico&carino (che paga anche lui le sue bollette, faut pas croire …), se non vuole parlare del nulla ma di Paolo Nori, non solo deve parlare di Libero, ma si deve fare la domanda che mi sono fatto io: ma guarda quel diavolo di Nori che anche se scrive come un matto per pagare le bollette gli riesce di scrivere così bene, sì tira un po’ via, ma casca quasi sempre in piedi, e allora, dico io, ma come fa ?
Fino qui, Paolo, è della mia recensione che ti parlo, che era una recensione positiva. Però te ne sei servito per regolare dei conti e allora adesso ti dico qualcosa sulla tua lettera.
Chi la legge potrà pensare, ma guarda Zinelli così simpatico&gentile e poi invece, proprio non ci si può fidare di nessuno. Oltretutto lo aveva perfino invitato a Parigi. Mah, ti avrò detto: che bello se un giorno capiti a Parigi o simili. Scritta come fai tu uno potrebbe pensare che ti invitavo per fare conferenze e poi ho cambiato idea. Alla “scuola” des Hautes Etudes non si insegna la letteratura italiana, dunque non potrei mai organizzare una lettura di uno scrittore italiano.
Ma chi legge il tuo pezzo penserà soprattutto un’altra cosa. Penserà che tanto ti hanno attaccato per via che scrivi su Libero (vedi infatti come si scandalizzano i titolisti di Libero, che loro quegli snob che stanno a Parigi, tutti amici di Battisti, non li possono vedere), tanto ti hanno attaccato che anche uno gentile&simpatico come me ha finito per farsi trasportare dall’ondata di odio che ti ha travolto.
Ora, se uno leggesse il pezzo che ho scritto su di te non troverà traccia di quell’odio. Però quello che si ricorda dopo avere letto il tuo pezzo è che non hai mandato giù l’odio che ti ha colpito dopo che scrivi su Libero. Perché tanto odio? È la domanda fintamente ingenua che abbiamo sentito fare, in Italia e in Francia, da parte di chi incarna la destra che comanda rispetto agli attacchi della sinistra. La politica non è un gioco, sono colpi duri ed è per questo che mi sembra indecente la meraviglia del lupo che si stupisce di non essere amato (lasciamo stare che bestie ha poi davanti: agnelli? altri lupi?). Il tuo pezzo è tutto in quella domanda: perché uno gentile come Zinelli mi odia? Perché mi odiate? Mi diventi la vittima sacrificale di un racconto collettivo, collettivo ma di parte però.
Io ti preferisco a scrivere, dove vuoi, scrivere quelle tue storie minutamente personali che sono allo stesso tempo anche storie collettive, ma di tutti, degli agnelli e dei lupi. Se ti senti ancora libero lo sai tu. Io sto col titolo del romanzo che ho recensito, I malcontenti, e spero che sarai, come scrittore, malcontento sempre, ma un agnellino strumentalizzato mai.
Un saluto da Parigi,
Fabio