Una biografia

sabato 6 Febbraio 2021

Se invece di cercare di fare la storia, cercassimo semplicemente di essere responsabili per i singoli eventi che la compongono, forse non ci renderemmo ridicoli.
Non la storia si deve fare, ma una biografia.

[Martedì 9 febbraio, alle 19, su Instagram, parlo di Viktor Šklovskij (trad. di Maria Olsoufieva, ill.ne di Jurij Annenkov]

Sempre quello

sabato 18 Aprile 2020

Se invece di cercare di fare la storia, cercassimo semplicemente di essere responsabili per i singoli eventi che la compongono, forse non ci renderemmo ridicoli.
Non la storia si deve fare, ma una biografia.

[Viktor Šklovskij, Viaggio sentimentale, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, SE 1991, p. 174]

Dall’inizio

lunedì 29 Aprile 2019

Sklovskij, La mossa del cavallo

Ricordo con quanta assorta attenzione e piacere mi ascoltavano i soldati al fronte quando, la sera tardi (il giorno era tutto preso da occupazioni belliche), al buio (non c’era mai luce), cominciai ad insegnare loro l’aritmetica.
Essi gioivano della sensazione che avevano cominciato qualcosa dall’inizio, che si erano attaccati al vomero e aravano.

[Viktor Šklovskij, La mossa del cavallo, traduzione di Maria Olsoufieva, Bari, De Donato 1967, p. 49]

Un travestimento

venerdì 5 Ottobre 2018

Šklovskij, Viaggio sentimentale

Arrivato a Mosca, poiché le notizie sugli arresti risultarono esatte, decisi di andarmene in Ucraina. A Mosca mi rubarono il denaro e i documenti mentre stavo comprendo la tintura per i capelli. Per tingermi andai a in casa d’un amico che non si occupava di politica e venni fuori color lilla. Ridevano tutti, dovetti raparmi. Non potevo pernottare dall’amico, andai da un altro che mi chiuse a chiave nell’archivio dicendo: «Se stanotte vengono a perquisire, fruscia e di’ che sei carta».

[Viktor Šklovskij, Viaggio sentimentale, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, SE 1991, p. 182]

Non è pertinente

giovedì 27 Settembre 2018

Šklovskij, Viaggio sentimentale

Mi si dirà che questo non è pertinente. Che me ne importa! Devo tenermi tutto dentro, io?

[Viktor Šklovskij, Viaggio sentimentale, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, SE 1991, p. 190]

È bella

lunedì 3 Settembre 2018

Šklovskij, Viaggio sentimentale

È bella, un’esplosione. Accendi la miccia, scappi via, ti corichi e guardi. La terra si gonfia sotto i tuoi occhi. La vescica cresce per una frazione di secondo, si stacca da terra. Sale una colonna scura, forte, grande. Poi s’ammorbidisce, assume la forma d’un albero. e crolla, grandine nera.
È bello come il nitrito di un cavallo.

[Viktor Šklovskij, Viaggio sentimentale, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, SE 1991, pp. 244-245]

Il destino

lunedì 21 Maggio 2018

Viktor Šklovskijб Gamburgskij sčët

Nel 1915 sulla rivista «Vzjal» Chlebnikov pubblicò delle proposte piene di ironico buon senso. Velimir suggeriva di numerare i pensieri generici come paragrafi o articoli di un codice di leggi. Sarebbe stato meraviglioso.
«Sessantanove» mi avrebbero gridato dal «Na postù», e avrebbe indicato qualcosa di sgradevole. «Centoventi», avrei risposto io per risparmiare tempo.
Anche le citazioni sarebbero state numerate.
Velimir proponeva anche di costruire delle case con strutture di ferro e con cassetti di vetro trasportabili. Ognuno avrebbe avuto diritto a una certa cubatura di una casa di una città qualsiasi.
È pensata bene.
La casa, la stabilità di residenza, il destino sono visti con il segno negativo.
Non c’è nulla di più malinconico del destino.
In campagna, se chiedete alla gente il nome del villaggio più vicino, spesso vi rispondono che non lo sanno, soprattutto le donne.
Il destino li ha fissati alla casa con il muggito di una mucca.

[Viktor ŠKlovskij, Il punteggio di Amburgo, traduzione di Maria Olsoufieva, Bari, De Donato 1969, p. 54]

Dunque

venerdì 30 Marzo 2018

mandel'stam, sulla poesia

A differenza della grafia musicale, la scrittura poetica presenta una gigantesca lacuna, addirittura una voragine paurosa per quanto riguarda i segni, gli accenti, le indicazioni espressive che rendono un testo intellegibile e conforme alle leggi. In poesia questa segnaletica manca, anche se i fenomeni sottintesi non sono meno precisi di quelli a cui si riferiscono le note musicali o i geroglifici della danza. Un lettore poeticamente non analfabeta mette da sé i segni corrispondenti quasi ricavandoli dal testo.
L’alfabetismo poetico non ha nulla a che fare con quello comune, ossia con il saper leggere le lettere dell’alfabeto, e neppure con una cultura letteraria. Se la percentuale dell’analfabetismo comune e letterario è molto elevata in Russia, quella dell’analfabetismo poetico è addirittura spaventosa e tanto più preoccupante in quanto l’analfabetismo poetico viene confuso con quello comune, sicché chiunque sappia leggere è considerato poeticamente alfabeta. Questa constatazione va riferita anche, e a maggior ragione, alla massa dell’intelligencija semicolta, infetta di snobismo, che ha perduto il senso originario della lingua, che è ormai completamente indifferente ai fenomeni linguistici e quindi essenzialmente aglotta, e che solletica la sua sensibilità linguistica, da tempo atrofizzata, con leggeri e dozzinali stimolanti, dubbi lirismi e neologismi, non di rado estranei e ostili agli elementi spontanei della lingua russa.
Purtroppo sono appunto i bisogni di questo ambiente linguisticamente declassato che la poesia russa corrente deve soddisfare.

[Osip Mandel’štam, Uno sfogo, in Sulla poesia, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, Bompiani 2003, p. 45]

Forse non ci renderemmo ridicoli

venerdì 12 Gennaio 2018

Šklovskij, Viaggio sentimentale

Non voglio spacciarmi per più intelligente di quello che sono e dirò semplicemente quello che penso.
Sarebbe bene fossimo meno furbi e lungimiranti in politica. Se invece di cercare di fare la storia, cercassimo semplicemente di essere responsabili per i singoli eventi che la compongono, forse non ci renderemmo ridicoli.
Non la storia si deve fare, ma una biografia.

[Viktor Šklovskij, Viaggio sentimentale, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, SE 1991, p. 174]

Non sono gli uomini

giovedì 28 Settembre 2017

Nelle steppa stanno i nomadi. D’estate se ne vanno nelle montagne, d’inverno scendono a valle, dove il bestiame mangia l’erba rinsecchita o la scava da sotto la neve. Altri girano per le steppe, compiendo di anno in anno un circolo chiuso.
Lungo i circoli si scavano pozzi. I territori racchiusi dai circoli sono delimitati dall’uso.
Non sono gli uomini a pungolare il bestiame: questo cammina e gli uomini lo seguono.
Nel Tadzikistan, nella vallata di Lokaj, i pastori si legano tuttora a un montone per svegliarsi quando questo si alza e ricomincia a pascolare.

[Viktor Šklovskij, Marco Polo, traduzione di Maria Olsoufieva, Macerata, Quodlibet 2017, p. 9]