Dunque

venerdì 30 Marzo 2018

mandel'stam, sulla poesia

A differenza della grafia musicale, la scrittura poetica presenta una gigantesca lacuna, addirittura una voragine paurosa per quanto riguarda i segni, gli accenti, le indicazioni espressive che rendono un testo intellegibile e conforme alle leggi. In poesia questa segnaletica manca, anche se i fenomeni sottintesi non sono meno precisi di quelli a cui si riferiscono le note musicali o i geroglifici della danza. Un lettore poeticamente non analfabeta mette da sé i segni corrispondenti quasi ricavandoli dal testo.
L’alfabetismo poetico non ha nulla a che fare con quello comune, ossia con il saper leggere le lettere dell’alfabeto, e neppure con una cultura letteraria. Se la percentuale dell’analfabetismo comune e letterario è molto elevata in Russia, quella dell’analfabetismo poetico è addirittura spaventosa e tanto più preoccupante in quanto l’analfabetismo poetico viene confuso con quello comune, sicché chiunque sappia leggere è considerato poeticamente alfabeta. Questa constatazione va riferita anche, e a maggior ragione, alla massa dell’intelligencija semicolta, infetta di snobismo, che ha perduto il senso originario della lingua, che è ormai completamente indifferente ai fenomeni linguistici e quindi essenzialmente aglotta, e che solletica la sua sensibilità linguistica, da tempo atrofizzata, con leggeri e dozzinali stimolanti, dubbi lirismi e neologismi, non di rado estranei e ostili agli elementi spontanei della lingua russa.
Purtroppo sono appunto i bisogni di questo ambiente linguisticamente declassato che la poesia russa corrente deve soddisfare.

[Osip Mandel’štam, Uno sfogo, in Sulla poesia, traduzione di Maria Olsoufieva, Milano, Bompiani 2003, p. 45]