La zona

giovedì 27 Gennaio 2022

Auschwitz, Birkenau e Tarkovskij: clic

Instagram – 27 gennaio

giovedì 27 Gennaio 2022

Giovedì 27 gennaio,
sul mio profilo Instagram,
alle 19,
La zona,
discorso su
Auschwitz e Birkenau

23 gennaio – Youtube

sabato 23 Gennaio 2021

Sabato 23 gennaio,
alle 21, su
www.radioemiliaromagna.it,
e sul canale youtube di
Emiliaromagnacreativa,
dal teatro di
CastelMaggiore
leggo Esattamente il contrario,
discorso su Auschwitz,
preceduto da Irma Nori
che legge
Siate farfalle che volano sopra il filo spinato di
Liliana Segre

8 dicembre – Reggio Emilia

lunedì 8 Dicembre 2014

Lunedì 8 dicembre,
a Reggio Emilia,
alle 11.30,
alla sala stampa del Teatro Valli,
leggo un discorso di 30 minuti che
si intitola
Auschwitz cominciava a Reggio Emilia,
nell’ambito della manifestazione
di Istoreco Parole d’inciampo
che comincia alle 10 in via Monte Grappa 18,
a Reggio Emilia

La zona

domenica 6 Aprile 2014

Buongiorno, si sente?
Grazie. Continua a leggere »

Educazione

martedì 19 Marzo 2013

cracovia

La forma della Polonia

domenica 17 Marzo 2013

La guida ci ha detto che la Polonia ha una forma più o meno regolare, rotonda quadrata. Poi tutto il giorno abbiamo camminato sulle ossa dei morti. E a un certo punto è stato chiaro che è vero quello che dice una botanica che lavora al museo di Auschwitz, che dice che il senso del lavoro che, da decenni, stanno facendo gli storici per ricostruire quel che veramente è successo qui, comparando testimonianze e dati documentali, lavorando sui ritrovamenti di nuovo materiale sul sito archeologico e sui ritrovamenti di nuovi documenti negli archivi di mezzo mondo, un lavoro inesausto e disperato, che ha portato Franciszek Piper a scrivere: «il est évident que la reconstruction de la tragédie d’Auschwitz dans son intégralité est irréalisable», il senso di tutto questo lavoro sarebbe rivoluzionato, ha detto quella botanica, se ci si rivolgesse a dei testimoni oculari imparziali, le betulle di Birkenau, che – e ci siamo voltati a guardarle – sono le stesse betulle che c’erano allora, settant’anni fa.

Birkenau

sabato 16 Marzo 2013

[Metto qua sotto il discorso letto stasera a Cracovia, è lungo e immagino ci siano diversi refusi]

Buongiorno, si sente?
Grazie.
Allora, io mi chiamo Paolo Nori, sono di Parma, e di mestiere scrivo dei libri, e ne traduco, anche, dal russo, perché ho studiato russo, e queste cose le dico spesso quando devo cominciare un discorso, sono una premessa, come un piccolo scivolo che mi porta dentro il discorso, e le ho dette anche al cinema Kijow di Cracovia il 26 gennaio del 2009 che eravamo lì, con seicento studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori di Modena, come adesso, per una manifestazione che si chiamava Un treno per Auschwitz, come adesso, e era organizzata dalla fondazione Fossoli, come questa. Continua a leggere »

La cultura, la Battaglia e papa Paolo IV

giovedì 2 Febbraio 2012

Appena tornato ho detto alla Battaglia che il vento, a Cracovia, ti tagliava la faccia.
«E come facevi?» mi ha chiesto lei.
«Eh, c’eran dei medici, in albergo, che tutte le sere ti ricucivan la faccia te la mettevano a posto».
«Davvero?» mi ha detto lei.
«No, – le ho detto io. – Scherzavo».
Ero stato ad Auschwitz con la fondazione Fossoli, cinque giorni. Eravamo andati in treno. Eravamo andati da Carpi a Cracovia. Poi da Cracovia, in corriera, tutti i giorni andavamo sui campi, se così si può dire, ad Auschwitz e a Birkenau. Tutto il giorno sui campi, a quindici sotto zero, al vento, a tagliarsi la faccia. E dopo indietro a Cracovia. E di sera, tutte le sere, a veder gli spettacoli, al cinema Kijow, i primi due giorni, poi in una discoteca polacca nel quartiere universitario. Una discoteca che si doveva chiamare Officina Metallurgica e invece non si chiamava così. Si chiamava Studio zero, o Club studio, o qualcosa del genere. E, si vede avevano appena lavato i pavimenti, c’era un gran odore di detersivo.
Eravamo in settecento.
E lo storico Carlo Saletti diceva: «Siamo qui in massa».
E a me veniva da pensare: “Siamo qui insieme”.
C’erano delle cose complicate, lì ad Auschwitz.
La cosa più complicata, mi sembra, era: tutta questa bontà. Esser lì insieme a settecento studenti, tutta questa bontà. Ma lì io non ci pensavo, ci penso adesso che sono tornato: tutta questa bontà. Noi, siamo abituati che essere buoni c’è da avere vergogna, mi sembra. Noi siamo abituati così. Non in Polonia, in Italia.
Agli studenti, uno, non sa cosa dirgli.
A uno studente di diciassette anni, che è lì ad Auchwitz e a Birkenau, in gennaio, con quindici gradi sottozero, a tagliarsi la faccia, uno, cosa gli dice? Uno magari non gli dice niente. Continua a leggere »

A cosa serve Trenitalia

martedì 15 Novembre 2011

Cinque anni fa, nel 2006, mi ha chiamato Silvia Mantovani, della fondazione Fossoli; Fossoli è una località vicino a Carpi dove c’era il campo di concentramento dal quale, nella seconda guerra mondiale, partivano i deportati per i campi di sterminio del nord Europa.
Silvia mi ha detto che la fondazione Fossoli organizzava, da qualche anno, un viaggio per 600 studenti delle scuole superiori della provincia di Modena, e che questi studenti erano accompagnati da storici, musicisti, registi, scrittori e testimoni; un viaggio in treno da Carpi ad Auschwitz; lo stesso viaggio fatto, settant’anni fa, da Primo Levi e da tanti altri insieme a lui.
Silvia mi ha chiesto, cinque anni fa, se volevo andare anch’io, si partiva il 25 di gennaio in modo da essere sui campi il giorno della memoria, il 27.
Io mi ricordo di averle detto che a me, il giorno della memoria, era una cosa che mi ricordava un po’ le notti bianche. Le notti bianche, per come le capisco io, son delle notti che dall’alto, il sindaco, per dire, ti ordina di uscire e di star fuori tutta la notte; il giorno della memoria è un giorno che dall’alto, il parlamento, per dire, ti ordina di ricordare e ti dicono anche che cosa, devi ricordare. “Ecco, – ho detto a Silvia cinque anni fa, – a me, per come son fatto, viene da uscire un altro giorno, e da ricordare un’altra cosa, in quei giorni lì”. E mi aspettavo che Silvia mi dicesse “Ho capito, grazie, scusa se ti ho disturbato”, e mettesse giù. Invece mi ha detto: “Ma sai che un po’ anch’io la penso così? Perché non vieni a dirle sul treno, queste cose qui?”. E allora, non so, sono andato. Continua a leggere »