Com’è la vita

giovedì 2 Giugno 2016

cechov

La vita è orribile e meravigliosa.

[La steppa di Čechov, capitolo VI]

Dovunque si guardasse

domenica 22 Maggio 2016

Stamattina sto traducendo La steppa di Čechov e sono arrivato al punto che Dappertutto, dovunque si guardasse, si stendeva una pianura triste, infinita e marroncina.

La steppa

mercoledì 4 Maggio 2016

Nel momento in cui Egóruška stava guardando i volti dei dormienti, si era sentito d’un tratto un cantare sommesso. Da qualche parte, poco lontano, una donna cantava ma dove fosse, e in che direzione, era difficile dirlo. La canzone sommessa, monotona e malinconica, simile a un pianto e appena percepibile, si sentiva ora a destra, ora a sinistra, ora dall’alto, ora da sotto terra, come se la steppa fosse stata percorsa da uno spirito invisibile che si era messo a cantare. Egóruška si era guardato intorno e non capiva da dove venisse quella strana canzone; poi, a forza di ascoltare, aveva cominciato a sembrargli che fosse l’erba, a cantare; nella sua canzone, lei, semimorta, quasi andata, senza parole ma con un lamento sincero, cercava di convincere qualcuno che non era colpa sua, che il sole l’aveva bruciata senza una ragione; assicurava di avere una appassionata voglia di vivere, che era ancora giovane e che sarebbe stata anche bella, se non ci fossero stati il caldo e la siccità; non aveva colpe ma chiedeva lo stesso perdono a qualcuno e giurava che provava un dolore insopportabile e che era triste e si compiangeva…
Egóruška aveva ascoltato ancora un po’ e gli era sembrato che per quella malinconica, monotona canzone, l’aria fosse diventata più calda, più soffocante e più immobile… Per far tacere la canzone, canticchiando e cercando di fare rumore coi piedi era corso fino al carice. Da lì aveva guardato da tutte le parti e aveva trovato, chi cantava. Vicino all’isba più lontana del piccolo villaggio c’era una donna con una sottana corta, con delle lunghe gambe sottili, come un airone, e setacciava qualcosa; dal setaccio scendeva lento dal poggio un pulviscolo bianco.

[La steppa di Čechov, capitolo 2]

Una carota

giovedì 17 Settembre 2015

Malcovati Il medico la moglie l'amante

Quando Ol’ga gli annuncia che la Chaljutina, interprete di Šarlotta, è incinta e deve essere sostituita, Čechov, che è insoddisfatto di quasi tutti gli interpreti del Giardino, commenta: “Peccato che non possa rimanere incinta anche Leonidov (secondo lui pessimo Lopachin) o Aleksandrov (sostituto mediocre di Trofimov)”. E aggiunge: “Sogno l’estate! Ho voglia di rimanere solo con te, scrivere, pensare”. Quando lei, in un momento di depressione, si chiede che senso abbia la sua vita, Čechov le risponde: “Che cos’è la vita? È come chiedere che cos’è una carota. Una carota è una carota, di più non si sa”.

[Fausto Malcovati, Il medico, la moglie, l’amante, Milano, Marcos y Marcos 2015, p. 206 (è uscito oggi)]

Male

lunedì 9 Marzo 2015

Ivan Bunin, A proposito di Čechov

«Scrivete molto?» mi chiese una volta.
Risposi che scrivevo poco.
«Male» disse quasi burbero con la sua voce profonda da baritono. «Bisogna lavorare, sapete… Lavorare sodo… Tutta la vita».
E dopo qualche attimo di silenzio aggiunse, senza un nesso apparente:
«Secondo me, terminato un racconto bisognerebbe gettare via l’inizio e la fine. È lì che noialtri uomini di lettere concentriamo le bugie maggiori…»

[Ivan Bunin, A proposito di Čechov, traduzione di Claudia Zonghetti, Milano, Adelphi 2015, p. 38]

Quello che gli piace

venerdì 29 Agosto 2014

Anton Čechov, Sulla letteratura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mi piace poter leggere per moltissime ore, steso sul divano.

[Anton Čechov, Sulla letteratura. Lettere a Aleksej S. Suvorin, a cura di Fausto Malcovati, traduzione di Gigliola Venturi e Clara Coïsson, Archinto 2004, p. 152]

Una cosa che gli piace

giovedì 21 Agosto 2014

Anton Čechov, Sulla letteratura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Telegrafatemi qualche cosa. Mi piace ricevere telegrammi.

[Anton Čechov, Sulla letteratura. Lettere a Aleksej S. Suvorin, a cura di Fausto Malcovati, traduzione di Gigliola Venturi e Clara Coïsson, Archinto, 2004, p. 190]

Le signore

lunedì 2 Giugno 2014

Anton Čechov, Sulla letteratura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Qui a Jalta vendono molti libri miei e nelle librerie m’han detto che sovente il pubblico esprime il proprio scontento. Per strada ho paura che le signore mi picchino con gli ombrellini.

 

[Anton Čechov, Sulla letteratura. Lettere ad Aleksej S. Suvorin, a cura di Fausto Malcovati, traduzione di Gigliola  Venturi e Clara Coïsson, Milano, Archinto 2004, p. 191]

Bisogno

giovedì 17 Aprile 2014

Anton Čechov, Sulla letteratura

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avrei bisogno di immergermi nell’acido solforico e di strapparmi la pelle dal corpo per rifarmene una nuova.

[Anton Čechov, Sulla letteratura. Lettere ad Aleksej S. Suvorin, a cura di Fausto Malcovati, traduzione di Gigliola Venturi e Clara Coïsson, Milano, Archinto 2004, p. 125]

Da una cosa del genere

domenica 2 Febbraio 2014

In una lettera Čechov dice che a lui piacciono le persone comuni e che lui, invece, c’è un sacco di gente che lo ammira e gli scrive che lo ammira perché è straordinario, cioè fuori dal comune, e a Čechov sembra che da una cosa del genere non possa venire fuori niente di buono, se ho capito bene.