Scuola elementare.

Non leggete romanzi russi

venerdì 31 Gennaio 2025

In un libro singolarissimo di Mariusz Szczygieł sulla Repubblica ceca, intitolato Gottland, si racconta, tra le altre, la storia di Tomàś Bata, il fondatore del calzaturificio Bata, che nel 1904 scrive, a caratteri enormi, sui muri del suo stabilimento, «UN GIORNO HA 86.400 SECONDI».
E «GLI UOMINI PER PENSARE – LE MACCHINE PER SFACCHINARE».
E «NON DOBBIAMO AVER PAURA DEGLI ALTRI, DOBBIAMO AVERE PAURA DI NOI STESSI».
Qualche anno più tardi, nel 1926, quando Bata è diventato sindaco di Zlín, la città dello stabilimento, e la sua azienda è la più grande della Cecoslovacchia e la Cecoslovacchia è la più grande esportatrice di calzature del mondo, sul muro del suo feltrificio Bata fa scrivere, sempre in quei caratteri giganti: NON LEGGETE ROMANZI RUSSI.
E, sul muro del gommificio: I ROMANZI RUSSI UCCIDONO LA GIOIA DI VIVERE.

[Oggi cominciamo a ragionare di un libro che parla, guarda caso, dei russi]

Un premio

giovedì 30 Gennaio 2025

Ho registrato un podcast, A cosa servono i russi, esce tra qualche settimana, ho riascoltato il primo episodio mi sono accorto che dico che a Brodskij (Leningrado 1940, New York 1996), danno il premio Nobel nel 1887 (hanno cominciato a darlo nel 1901). Ho corretto.

Un paese

mercoledì 29 Gennaio 2025

Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.

Cesare Pavese

Stasera, a Reggio Emilia, libreria All’arco, ore 18, Chiudo la porta e urlo.

Dopo sto meglio

martedì 28 Gennaio 2025

Che poi mi succede di rado, e non sente nessuno, nella camera cieca, di sotto, tra i panni sporchi, chiudo la porta, e urlo. Dopo sto meglio.

RAFFAELLO BALDINI

Stasera, alle 18 e 30, al Circolo dei lettori di Torino, Chiudo la porta e urlo

Una bella frase

lunedì 27 Gennaio 2025

E, a proposito di Arbeit macht frei, un po’ di tempo fa, qualche anno fa, a Chieti, il presidente della Provincia ha promosso una campagna per l’impiego che aveva questo slogan: «Il lavoro rende liberi».
Il depliant che pubblicizzava questa campagna aveva una nota del presidente che diceva «Non è una frase mia, non mi ricordo dove l’ho sentita, l’ho sentita da qualche parte e mi è piaciuta moltissimo e credo che sia proprio d’attualità».
Dopo quando gli han fatto notare che era la frase che era scritta sui cancelli di Auschwitz, lui ha detto «Ah, ecco, dove l’avevo sentita». E comunque si è rifiutato di chiedere scusa perché secondo lui, quella frase lì, al di là del fatto di Auschwitz, secondo lui era proprio una bella frase.

[Si sente?, Milano, Marcos y Marcos 2014]

Vacco mondo

domenica 26 Gennaio 2025

Non avrei dovuto vederla perché dovevo essere a un pranzo di famiglia, poi però c’è in giro l’influenza e il pranzo di famiglia è stato annullato e allora ero contento, vacco mondo. Il resto è qui: clic.

100 cose

domenica 26 Gennaio 2025

Per quello, probabilmente, la prima volta che ho visto questo libro ho pensato che era un libro che poteva dare origine a altri libri simili, qualcosa del tipo 100 cose che fanno arrabbiare Fedor Dostoevskij, o 100 cose che fanno ridere Aleksandr Puškin, o 100 cose che fanno paura a Ivan Turgenev, o 100 cose che lasciano perplesso Alessandro Manzoni, faccio per dire.

[Esce martedì, traduzione di Sofia Cacchi]

E poi mai

giovedì 23 Gennaio 2025

Per me è molto più piacevole / Guardare le stelle / Che firmare una condanna a morte. / Per me è molto più piacevole / Ascoltare la voce dei fiori / Che sussurrano «È lui» / Chinando la testolina / Quando attraverso il giardino, / Che vedere gli scuri fucili della guardia / Uccidere quelli / Che vogliono uccidere me. / Ecco perché io non sarò mai, / E poi mai, / Un governante.

Velimir Chlebnikov

[La libertà. Primo episodio stasera al teatro comunale di Russi (RA)]

Come stai?

mercoledì 22 Gennaio 2025

Ieri sono arrivato alla libreria SpazioSette di Roma, ho incontrato una mia amica mi ha chiesto Come stai?, Sono stanco, le ho risposto io, Si vede, mi ha detto lei.

Shel

martedì 21 Gennaio 2025

Al bancone dell’Autogrill c’è Shel Shapiro. Sembra in forma. Sta bevendo una spremuta d’arancia, cincischia con il telefono, nessuno lo caga.
Mi avvicino, gli dico Shel, lui si gira, mi sorride e fa il gesto delle corna rock’n’roll. Loris mi chiede se ci sono ancora, gli rispondo di aspettare un attimo che gli passo una persona. Porgo il telefono a Shel e gli chiedo di cantare il ritornello di Bisogna saper perdere. Lui se la ride, esegue, ci facciamo fare una foto dalla ragazza che sta lavorando, la mando subito a Loris e do un cinque a Shel.
Che cazzo ci fai con Shel Shapiro, coglione, mi chiede Loris, ridendo. Gli dico Scusa mi stanno chiamando, ti richiamo io.
Poi mi accorgo che Shel ha i miei occhiali da sole appesi alla camicia. Gli dico Shel quelli sono i miei occhiali. Quali occhiali? Mi risponde. Quelli gli dico, quelli sono i miei occhiali, li ho appoggiati qui sul bancone un minuto fa.
E secondo te io giro per il mondo a rubare gli occhiali alla gente, mi chiede lui, seccato.
Ma no, ma figurati, non mi permetterei mai di accusarti di una cosa del genere. Solo che, ti giuro, quelli lì sembrano proprio i miei occhiali. Erano qui, un momento fa, ora non ci sono più e tu ora ne hai un paio uguali identici addosso.
Questi qui sono i Ray-Ban che mi ha regalato mia figlia per Natale e se non la pianti di rompere i coglioni chiamo la polizia, mi dice.

[Domani esce per Accento Ma io quasi quasi, di Michele Bitossi, un altro libro che viene da Trovare la sedia, un corso della scuola Karenin]