Viktor Šklovskij e le barbabietole
Sono più di cinquant’anni che scrivo, e tanto più scrivo, tanto più chiaramente so ch’è difficile scrivere. Bisogna leggere. /…/
Bisogna leggere in modo vario, bisogna allargarsi, cercarsi in diverse strade e bisogna sapere soprattutto che non ci si può appiccicare agli altri. /…/
La letteratura è passato e presente.
Il moto della letteratura è interrotto dai nuovi compiti che l’umanità si pone davanti.
Allora tutto cambia.
Anche tu devi saper porre le domande al tempo e reinterpretare ciò ch’è stato fatto.
Prima seminavano la barbabietola per mangiarne le foglie come una verdura, poi capirono che la barbabietola è una radice commestibile.
In epoche diverse sono necessarie cose diverse. Se tu e la tua epoca porrete all’umanità la domanda necessaria, il vento o gli uccelli ti prenderanno in volo, oppure, come Nataša Rostova, ti stingerai le ginocchia al petto, le afferrerai e in una notte di luna volerai nel cielo.
[Viktor Šklovskij, C’era una volta, traduzione di Sergio Leone, Milano, Il Saggiatore 1968, p. 222]