Un pasticcione

venerdì 25 Marzo 2022

ho fatto in tempo a vedere, l’Unione Sovietica che ho trovato bellissima, con i distributori automatici per le bevande gassate, guai al mondo se ne ho mai trovato uno che funzionava, o i telefoni pubblici che si chiamavano taksofony, o le scritte luminose sopra le case come Non permettete ai bambini di giocare con i cerini, o l’assenza completa di pubblicità, o una bibita gassata che si chiamava Crèmsoda, o i biglietti del teatro che costavano dei copechi, o la fila per comprare il pane, o la diffusione incredibile dei taxi abusivi, la gente che stava andando a casa da lavorare e se tu allungavi una mano si fermava e ti chiedeva dove dovevi andare e per pochi rubli ti ci portava e muoversi a Mosca, o a San Pietroburgo, sembrava facilissimo, e io, che a Milano o a Roma avevo sempre avuto dei problemi, mi sentivo a casa mia, o l’Amaretto di Saronno che i primi anni che andavo in Russia veniva considerato uno dei prodotti più pregiati dell’industria enogastronomica italiana, e c’erano anche delle imitazioni che io in Italia non avevo e non ho mai più visto, come l’amaretto di Verona, o l’amaretto di Milano

[Il pezzo sul venerdì di Repubblica sulla mia Russia sovietica (di cui questo pezzo sopra non fa parte) non doveva uscire oggi, come ho scritto ieri, ma venerdì prossimo, primo aprile, sono un pasticcione]