Un nome peggiore

martedì 30 Agosto 2022

Puškin, come si sa, è morto in duello, ucciso da un francese, D’Anthès. «Non fu affatto la pallottola di D’Anthès a ucciderlo. L’ha ucciso la mancanza d’aria», dice Blok alla casa del letterato di Pietrogrado il 10 febbraio del 1921. In punto di morte, dice Blok, Puškin scrive «È tempo, amico, è tempo, il cuore chiede pace. Non c’è felicità al mondo, solo pace e libertà». E se al poeta togliete la libertà, dice Blok, lui muore, perché non ha di che respirare. I funzionari che impedirono a Puškin di esercitare la sua libertà, dice Blok nel 1921, si sono meritati per sempre il nome di «plebaglia».
«Temano un nome ancora peggiore» dice «quei funzionari che si preparano a mettere la poesia sulle strade da loro prestabilite, attentando così alla sua segreta libertà, impedendole di adempiere alla sua misteriosa missione».
Blok, gli succede, vede il futuro.
La vita di Anna Achmatova, e di tutti i letterati russi, da qui in poi, sarà una lunga battaglia contro quei funzionari che meritano un nome peggiore di plebaglia.

[Da Vi avverto che vivo per l’ultima volta, che son dietro a scriverlo]