Tutto tranne che il liscio (secondo giorno-1)

lunedì 1 Giugno 2009

Scialpi, io quando ho saputo che era di Parma, che andava a scuola con un mio amico, mio amico che abitava in piazza Maestri, lì proprio all’angolo, uno usciva da casa mia, prendeva via Cenni, c’era la latteria numero dieci, magari si fermava a comprare un bif, poi sempre dritto, lì sulla destra c’era la casa dove abitava La volpe, che era un amico di mio babbo che si chiamava Alfonsi, in realtà, detto La volpe, per il modo in cui giocava a briscola, fratello di Lidia Alfonsi, l’attrice, lui quell’Alfonsi lì non mi ricordo, come si chiamava di nome, so che faceva il meccanico, se non ricordo male, poi c’era il fruttivendolo, poi voltavi l’angolo: bar Riviera.

Sopra al bar Riviera abitava questo mio amico che era stato in classe con Scialpi, che era molto bravo a giocare a pallone, non Scialpi, il mio amico, cioè Scialpi forse anche Scialpi, il mio amico di sicuro, l’ho visto, ciò giocato insieme, tra l’altro era, come si dice, figlio d’arte, suo babbo era stato un giocatore di calcio, aveva finito la sua carriera a Parma ma aveva giocato anche nell’inter ed era una persona interessantissima, aveva delle teorie, diceva che lui, nella sua carriera, non aveva mai colpito la palla di testa perché i colpi di testa bruciavano le cellule cerebrali, e si chiamava, e si chiama, ancora, Smersy, e faceva, e fa, ancora, credo, il pittore, e lavorava di notte, e di giorno dormiva e staccava il telefono e anche il citofono, che allora trovare il mio amico, che si chiamava, e si chiama, Nadir, o Nadìr, io lo chiamavo Nadir, certi lo chiamavan Nadìr, secondo me era più giusto Nadir, ma non importa, insomma io quando ho saputo che Scialpi era di Parma mi era venuta una grande curiosità di sapere com’era, Scialpi solo che Nadir, delle volte, trovarlo, certi pomeriggi, era difficile.

Allora cosa facevo? niente.
Restavo lì, mi chiedevo, tra me e me Chissà come sarà, questo Scialpi. Sarà simpatico? A vederlo in televisione non sembrava, uno di Parma, pensavo.
Poi provavo a citofonare a Nadir, non rispondeva nessuno.
Non si batteva chiodo, a Parma, in piazzale Maestri, all’inizio degli anni ottanta, bisognava che succedesse qualcosa.

[Si sente qui]