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lunedì 20 Giugno 2011

Sono delle settimane che penso a una cosa che è successa durante la campagna elettorale per le comunali di Bologna, al candidato sindaco del centrosinistra, che si chiama Virginio Merola, e che, dopo aver vinto le primarie, è poi stato eletto sindaco al primo turno. In una delle prime interviste come candidato sindaco, a Merola hanno chiesto cosa ne pensava del Bologna, del Bologna calcio, e lui ha risposto che sperava che il Bologna andasse in serie A. La cosa ha avuto una certa eco, come si dice, perché il Bologna calcio, come buona parte dei lettori probabilmente sa, è già in serie A. Qualche giorno dopo, sembra che Merola si sia corretto, e abbia detto che lui in realtà voleva dire che sperava che il Bologna andasse in serie B, e poi sembra si sia corretto ancora subito dicendo che no, che sperava che il Bologna restasse in serie A. Qualche giorno dopo ancora, a un giornalista televisivo che gli chiedeva un pronostico per l’imminente partita Brescia – Bologna, sembra che Merola abbia detto: “Li distruggiamo”. E qualche giorno dopo ancora, quando poi è andato in onda il servizio, il giornalista che aveva fatto la domanda ha fatto notare, non senza un certo compiacimento, che il Bologna aveva poi perso 3 a 1.
Ecco, il fatto che un po’ mi ha stupito, è stato il compiacimento, che non era soltanto di quel giornalista ma era, ed è, abbastanza diffuso, in città, e lo condividevo in un certo senso anch’io, anche se non avevo, e non ho, particolari motivi di risentimento, nei confronti di Merola, anzi, il fatto che abbia lavorato, per degli anni, come casellante all’uscita Bologna San Lazzaro dell’autostrada del Sole mi predisporrebbe anche bene, nei suoi confronti, e il fatto che balbetti, appena, che non abbia l’eloquio rimbombante e altisonante di buona parte dei suoi colleghi ma che denunci, quando parla, tutte le volte che parla, un difetto, mi muove perfino un po’ di tenerezza (recentemente ho scoperto che Alessandro Manzoni, balbettava, e, per questo, aveva rifiutato, a settantacinque anni, un seggio al senato: “Di parlare, in Senato, – scriveva Manzoni a Emilio Broglio, che gli aveva fatto la proposta, – non è nemmeno il caso di pensarci, giacché sono balbuziente e tanto più quando sono messo al punto; sicché farei, certamente, ridere la gente alle mie spalle anche soltanto a dover rispondere, lì per lì, alla formula di giuramento, giu… giu… giuro!”).
Questa cosa, ho pensato, il compiacimento che prende anche quelli che, come me, non contano niente, non hanno incarichi pubblici, sono lontani dalla politica, sia in senso attivo che in senso passivo (io son degli anni che non vado a votare), quando un politico fa una brutta figura, è una cosa che non riesco tanto a spiegarmi.
Adesso non voglio parlare di attualità, non credo di esserne tanto capace, penso piuttosto a dei casi di qualche anno fa, quando, per esempio, l’allora ministro della sanità Carlo Donat-Cattin, quando si era trattato di dare delle, non so come dire, linee guida, indicazioni di comportamento per scongiurare il contagio dell’Aids, mandò una lettera a tutte le famiglie italiane, se non ricordo male, consigliando di evitare i rapporti sessuali. Oppure, qualche anno dopo, quella cosa che si diceva del presidente americano Bush, che si diceva pensasse che i talebani, The Talibans, fosse un complesso rock.
Non so se i lettori condividono la mia ilarità, ma a me queste cose fan ridere, e mi chiedo: Ma come mai, mi fan ridere?
Mi viene in mente un racconto di Matteo Galliazzo comparso in un’antologia, curata da Daniele Brolli, che ebbe, quando uscì, era il 1996, molto successo, si intolava Gioventù Cannibale e la pubblicava Einaudi.
Il racconto di Galliazzo si intitolava Cose che io non so, e raccontava di una ragazza che scriveva una lettera (il racconto era la lettera) a un certo José, che era in carcere perchè aveva ucciso i propri genitori in un modo talmente crudele che mi vergogno a trascriverlo qui.
La ragazza sosteneva che José, facendo così, si era comportato da benefattore, perché lei pensava che il bene e il male non fossero valori assoluti, ma fossero valori statistici. Pensava cioè che un determinato comportamento di un determinato individuo poteva essere considerato buono o cattivo non in sé, ma in relazione alla media dei comportamenti di tutti gli altri individui. In questo modo José, comportandosi veramente malissimo, aveva reso buona parte dell’umanità un po’ più buona, e la parte rimanente un po’ meno cattiva.
Ecco, forse è per un ragionamento del genere, che siamo contenti quando chi ci governa (o chi si illude di farlo) dice delle cose che lo fanno sembrare più stupido di noi.
Oppure, semplicemente, quelle cose lì, augurare al Bologna di tornare in serie A quando è già in serie A, o mandare una lettera a tutte le famiglie italiane in cui si dice che per non prendere l’Aids bisogna eviare i rapporti sessuali, o pensare che The Talibans siano un gruppo rock, forse, dicevo, quelle cose lì fanno ridere e basta, e farebbero ridere anche se fossero dette dal nostro vicino di casa, non lo so, son delle settimane, che ci penso.

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