Spavento

domenica 18 Ottobre 2009

spavento

Mi piacevano le donne soprattutto quando cadevano quasi senza accorgersene fuori dalla cura studiata di sé. Erano momenti appena percettibili: per esempio, un modo di socchiudere la bocca, all’improvviso incerta; per esempio, un affrettare il passo rompendo l’andatura governata ad arte; per esempio, un certo mordersi il labbro per il dispiacere, un tirare su il mento con rammarico, un correre sotto la pioggia lottando con l’ombrello, un accavallare le gambe lasciando poi ondeggiare un piede, un bloccarsi con disappunto davanti alle porte della metro che si sono appena chiuse, un togliersi le scarpe sospirando di piacere, un infilarsi la gonna stretta con un lieve dondolio dei fianchi, un liberare il petto tirando via dalla scollatura con gesti abili il reggiseno, un raccogliersi la chioma lunga sulla nuca con entrambe le mani svelando le ascelle, un accomodarsi sulla tazza impudicamente chiedendoti con pudore di uscire, un truccarsi allo specchio con lo sguardo un po’ obliquo e la bocca storta, un muovere le mani a dita tese e aperte chiacchierando, un trattenere fieramente le lacrime e alla lacrime poi cedere con rabbia.

[Domenico Starnone, Spavento, Torino, Einaudi 2009, pp. 78-79]