Si scaldavano così
Le assi del pavimento stridevano come gesso su una lavagna rovinata, attraverso i buchi delle serrature si riuscivano a distinguere banchi e sedie altrettanto pesanti e goffe delle borsa a tracolla degli scolari. Su un banco, una riga da disegno, come se l’insegnante l’avesse dimenticata e stesse per tornare a riprenderla.
Il custode era accanto a una stufa; contro la parete, pile di manuali di lingua russa per la quarta classe, stropicciati, zeppi di scritte, passati da uno scolaro all’altro. Lui li prendeva uno alla volta, ne strappava le copertine, accartocciava le pagine perché bruciassero con più facilità e le gettava nella stufa. «La scuola, l’hanno chiusa» aveva commentato. «Di legna, non ne passano. E noi ci scaldiamo così, mica possiamo congelarci. La biblioteca è grande, fino ad aprile basterà».
Dunque, la stufa della scuola era alimentata dalla lingua russa.
[Sergej Lebedev, Il confine dell’oblio, traduzione di Rosa Mauro, Rovereto, Keller 2018, pp. 12-13]