Quello che so fare
Se c’è una cosa che non mi piace, di quelli che scrivono sopra i giornali, è quando parlano bene di sé, quando, a leggere quello che scrivono, si direbbe che loro son così bravi, e così belli, e così intelligenti, e così preparati che di bravi, di belli, di intelligenti e di preparati così come loro non ce ne sono.
Allora è per quello, probabilmente, che ho qualche problema a scrivere la rubrica di questa settimana, perché l’argomento della rubrica di questa settimana un po’ mi imbarazza.
Io, non è bello, ma devo riconoscere che una delle cose che mi viene bene è rimandare.
Io, a rimandare le cose che devo fare, credo di essere uno dei tre o quattro più bravi, in Emilia Romagna.
E in questi ultimi giorni, dovrei finire un romanzo che sto scrivendo da mesi, mi sembra che sto dando il meglio di me. Ci son stati dei giorni, questa settimana, che la mia capacità di non fare niente è stata stupefacente.
Io non so se ci sono dei misuratori, di questa capacità, non so se c’è unità di misura, il niente, dodici niente al minuto, o qualcosa del genere, ma se ci fossero dei misuratori e un’unità di misura secondo me io certi giorni di questa settimana sarei stato campione regionale, credo.
Che dopo poi non è che proprio non ho fatto niente, ho fatto, al mattino andavo a correre, per dire, poi facevo la spesa, poi mangiavo, poi lavavo i piatti, pio facevo il letto, poi leggevo dei libri, ma eran tutte cose, andare a correre, fare la spesa, mangiare, lavare i piatti, fare il letto, leggere i libri, che era come se le facessi perché, facendole, avevo poi meno tempo per fare quel che dovevo fare, cioè avevo meno tempo per scrivere il romanzo, che era una cosa che ogni tanto io mi chiedevo «Ma cosa vuoi fare?», e mi rispondevo che non lo so, cosa volevo fare, cioè, a dire il vero, lo so, io più che altro sto facendo una cosa che l’ho capita una volta questa primavera che sono andato a presentare un libro per bambini, mi hanno chiesto un po’ di mesi fa di scrivere un libro per bambini, e l’ho scritto, non che mi interessasse tanto scrivere dei libri per bambini, ma se scrivevo il libro per bambini, avevo pensato, avrei avuto meno tempo per scrivere il romanzo, mi fa una paura, questo romanzo, mi hanno chiesto di scrivere un libro per bambini e io l’ho scritto e ero andato poi a presentarlo e dentro quel libro lì che ho scritto c’erano delle poesie che non eran poesie perché io, avevo detto ai bambini che c’erano lì a sentir la presentazione, ero uno che, mi piaceva, la poesia, ma non ero capace, di scrivere delle poesie, e dopo un bambino mi aveva chiesto se le illustrazioni le avevo fatte io, era un libro illustrato, quello che avevo scritto, e io gli avevo detto di no, che le aveva fatte un altro che a me disegnare mi piaceva ma non ero tanto capace, di disegnare, e quel bambino che mi aveva chiesto se i disegni li avevo fatti io aveva allargato le braccia aveva detto «Ma non sei capace di fare niente», e secondo me aveva ragione, quel bambino lì, e io, secondo me, quello che sono e quello che faccio, sono uno che non è capace di far niente e che lo fa, devo dire.
[Uscito ieri su Libero]