Quando ha cominciato a pensare

mercoledì 25 Aprile 2012

L’uomo, come tutti gli esseri viventi, si adatta e si abitua alle condizioni in cui vive, e trasmette per eredità le abitudini acquisite. Così, essendo nato e vissuto nei ceppi, essendo l’erede di una lunga progenie di schiavi, l’uomo, quando ha cominciato a pensare, ha creduto che la schiavitù fosse la condizione essenziale della sua vita, e la libertà gli è sembrata cosa impossibile. In pari modo, il lavoratore, costretto per secoli e quindi abituato ad attendere il lavoro, cioè il pane, dal buon volere del padrone, ed a vedere la sua vita continuamente alla mercé di chi possiede la terra e il capitale, ha finito col credere che sia il padrone che dà da mangiare a lui, e si domanda ingenuamente come si potrebbe fare a vivere se non vi fossero i signori.

[Errico Malatesta, L’anarchia, Roma, Datannews 2004, pp, 7-8]