Polizia ferma

sabato 2 Agosto 2014

La rubrica di questa settimana la scrivo da una stanza d’albergo di Amsterdam con vista su un’autostrada semideserta e ne approfitto per dir che è bellissima, la curva di un’autostrada senza neanche una macchina nel nordeuropa alle nove di sera, ma non scrivo per quello, scrivo per dire che la prima mail che ho visto in albergo quando sono arrivato è stata la mail di un mio amico tedesco che rispondeva a una mail che gli avevo mandato qualche giorno fa con la foto di un mezzo della polizia municipale di Parma su un lato del quale c’era scritto polizia municipale in quattro lingue diverse: «Polizia Municipale», «Local Police», «Police Locale», e «Standtpolizei»; avevo chiesto a quel mio amico se la traduzione tedesca era giusta, e lui mi ha risposto che in tedesco, se esistesse la polizia municipale, che non esiste, si direbbe, probabilmente «Stadtpolizei», e che la parola che hanno scritto sui pick-up della polizia municipale di Parma, «Standtpolizei», è una parola che non esiste, ma che come suono ricorda «Standpolizei», che potrebbe voler dire «la polizia che sta ferma», o «la polizia immobile», e mi sembra che sia molto bello, questa immagine della polizia immobile, e mi sembra bello anche il fatto che, a Parma, ci sia della gente che lavorano in comune che voglion far finta di sapere le lingue straniere, ho pensato il primo giorno che sono arrivato.

Poi, il giorno dopo, alla stazione del metro, la prima mattina che sono andato in città, c’erano due persone che avevano fatto colazione nello stesso albergo in cui ero io che io pensavo fossero tedeschi, o francesi forse, o scandinavi, e quando hanno cominciato a parlare, che ho sentito che parlavano italiano, ho pensato «Ma che due maroni»; che quando uno è all’estero, non soltanto i funzionari del comune di Parma, tutti, credo, a noi piace usare le lingue straniere, per esempio ad Amsterdam, che è stato il primo posto dove sono venuto all’estero io, trent’anni fa, che avrò avuto vent’anni, non parlavo benissimo inglese, ma dei tre che eravamo mi sembrava di essere quello che se la cavava meglio e quando siamo usciti dal campeggio, eravamo in campeggio, e ci siamo seduti in un bar che volevam ber tre caffè, io sono entrato nel bar, ho ordinato tre caffè e poi ho fatto segno al barista che eravamo seduti fuori e lui mi ha fatto segno che andava bene e dopo due minuti è uscito e ci ha servito tre coche. E noi abbiamo bevuto tre coche.

Mi ricordo ancora benissimo la sua faccia, di quel barista lì, i capelli grigi, l’orecchino dorato a un orecchio, una camicia grigia, un gilet nero e una bella aria di indifferenza cosmopolita e sul metro l’altro giorno ho pensato che forse era ancora qua in giro poco lontano ma che lui è difficile che si ricordi di me, che per lui io sono solo un turista italiano che trent’anni fa gli ha ordinato tre coche, e invece non gliele ho mica ordinate.

[Uscito ieri su Libero]