Piatti e triangoli

giovedì 8 Aprile 2010

il-cinema

A. H. L’idea del colpo di piatti mi è stata suggerita da un disegno umoristico, o meglio una serie di disegnini che occupavano quattro pagine di una rivista del tipo di «Punch». Mostravano un uomo che si sveglia. Si alza da letto, va in bagno, fa i gargarisimi, si rade, fa una doccia, si veste e fa colazione. Tutto questo in diverse vignette. Poi si mette il cappello, il cappotto, prende una piccola custodia di cuoio per uno strumento musicale ed esce in strada, sale sull’autobus, entra in città e arriva all’Albert Hall. Entra nell’ingresso riservato agli artisti, si toglie il cappello, il cappotto, apre la custodia e tira fuori un piccolo flauto; raggiunge gli altri musicisti e insieme a loro va verso il podio. Si accordano gli strumenti, il nostro uomo si siede al suo posto. Arriva il direttore d’orchestra, dà il segnale e inizia la grande sinfonia. L’omino è seduto qui, aspetta, volta le pagine. Finalmente si alza dalla sedia, prende lo strumento, l’avvicina alla bocca e, a un certo segnale del direttore d’orchestra, soffia una nota nel flauto: «bloop». Poi ripone lo strumento, lascia discretamente l’orchestra, riprende il cappello, il cappotto, esce in strada. Fa buio. Prende l’autobus, arriva a casa, cena, va in camera, entra in bagno, fa i gargarismi, si mette il pigiama, va a letto e spegne la luce.

F. T. È molto divertente. È un’idea che è stata ripresa diverse volte, mi sembra, nei cartoni animati, per esempio con un triangolo…

[François Truffaut, Il cinema secondo Hitchkock, traduzione di Giuseppe Ferrari e Francesco Pittito, Nuova Pratiche Editrice, Milano 2002, p. 74]