Pensarci

sabato 3 Ottobre 2015

Per uno che scrive dei libri, è difficile parlare di quelli che scrivon dei libri, e è difficilissimo parlare di quelli che scrivon dei libri e vendono molto di più di quello che scrive dei libri e vorrebbe magari parlare di loro.
Perché appena uno si azzarda, un minimo, non dico a criticare, a far notare qualche incongruenza, nelle opere di qualcuno che fa il suo stesso mestiere ma vende molto più di lui, a chi legge subito vien da pensare “Be’, per forza fai notare qualche incongruenza, perché sei invidioso”.
Allora di uno scrittore famoso di cui si è parlato molto questa settimana e che vende infinitamente più di quello che vendo io, io, se volessi dire qualcosa, sarebbe forse meglio non dire niente.
Potrei però, senza dir niente, citare un’opera inedita di Learco Pignagnoli, inedita nel senso che non è compresa nell’unico libro di Learco Pignagnoli che si conosca, Le opere complete di Learco Pignagnoli (l’ha scritto Daniele Benati), e l’opera inedita è l’opera numero 256, e fa così:
«Opera numero 256. Quello scrittore che è stato ucciso dalla camorra. Si vede che gli han sparato a salve, perché lo vedo tutte le sere in televisione».
Ecco.
Adesso che ho citato quell’opera lì, in cui Pignagnoli prende un po’ in giro quello scrittore famoso che vende infinitamente più di me, (e anche più di Pignagnoli) può darsi che qualcuno pensi «Be’, per forza hai citato Learco Pignagnoli che lo prende un po’ in giro, perché sei invidioso».
Resta il fatto che quelle cose lì non le ho dette io, le ha dette Learco Pignagnoli l’invidioso sarebbe magari Learco Pignagnoli e comunque più invidioso di me, mi viene da dire, e potrei finirla qui.
Solo che la questione per la quale si è parlato molto di quello scrittore famoso che vende infinitamente più di me, questa settimana, non riguarda né la camorra né la televisione, riguarda il plagio, che lui oltre a essere stato condannato per plagio per il suo primo libro (e avre dichiarato che la condanna riguardava soltanto lo 0,6 per cento del libro), adesso è accusato di plagio anche per il secondo libro, e io se dicessi qualcosa sul plagio qualcuno potrebbe pensare “Be’, per forza dici qualcosa sul plagio, perché sei invidioso”.
Meglio forse non dir proprio niente.
Solo che io ho appena finito di scrivere un romanzo dove l’io narrante è uno che scrive dei libri e tiene anche delle scuole di giornalismo (Scuole elementari di giornalismo disinformato, si chiamano) e uno dei suoi allievi, che è un aspirante scrittore, è evidentemente invidioso di uno scrittore famoso che, accusato e condannato per plagio, si è difeso dicendo che la condanna riguardava solo lo 0,6 per cento del libro, e quell’aspirante scrittore dice al suo insegnante di giornalismo disinformato «Ascolta, tu hai 55 anni, lo dici sempre, lo ripeti continuamente, quante persone avrai conosciuto in questi 55 anni? Tremila? Duemila? Millecinque? Mettiamo millecinque. E mettiamo che ti abbiano accusato e condannato per averne uccise 9, di queste 1.500 persone. Se tu ti difendessi dicendo che quelle 9 persone sono lo 0,6 per cento di tutte le persone che hai conosciuto nella tua vita, secondo te sarebbe una difesa convincente?», chiede l’aspirante scrittore al suo insegnante di giornalismo disinformato in un romanzo che ho quasi finito di scrivere.
E il suo insegnante di giornalismo disinformato si gratta la testa gli risponde «Eh. Ci devo pensare».

[uscito ieri su Libero]