Ol’ga

sabato 25 Giugno 2011

– Perché non è possibile? – chiese lei. – Lei dice che io “mi sbaglio, che amerò un altro”, e io penso, a volte, che lei smetterà, semplicemente, di amarmi. E allora? Come potrò giustificare quel che faccio adesso? Se non di fronte agli uomini, alla società, di fronte a me stessa?… E delle volte non dormo neanch’io, pensandoci, ma non la tormento con delle ipotesi sul futuro, perché credo nel meglio. La mia felicità è più forte della mia paura. E quando a lei, guardandomi, brillano gli occhi, io credo che valga qualcosa; quando mi viene a cercare arrampicandosi su per delle colline; quando dimentica la prigrizia e corre per me, col caldo, in città, per un mazzo di fiori, per un libro; quando vedo che l’ho fatta sorridere, desiderare la vita… Io aspetto, cerco una cosa, la felicità, e credo di averla trovata. Se mi sbaglio, se è vero che piangerò sul mio errore, perlomeno io sento qui (si appoggiò una mano sul cuore), che sono incolpevole; vorrà dire che non era destino, che Dio non voleva. Ma non ho paura di lacrime future; non piangerei invano: le avrei pagate qualcosa… Io…. son stata così bene! – aggiunse.

[Ivan Aleksandrovič Gončarov, Oblomov, parte seconda, capitolo X]