Non ci sono grandi famiglie
Allora parlare di questi tre signori, e di questi tre racconti, è una cosa difficilissima, secondo me, e la cosa migliore che posso fare, forse, è non dire niente e rimandare direttamente alla lettura, che questi tre racconti, tra l’altro, hanno un pregio evidente, che sono racconti di tre grandi scrittori russi dell’ottocento che fanno meno paura di come fanno paura di solito gli scrittori russi dell’ottocento. Perché, come scrive Peter Bichsel, «Tutti noi abbiamo vissuto momenti di disperazione di fronte alle prime pagine dei grandi romanzi russi, quando non capivamo chi fosse lo zio e chi il fratello e se la zia fosse la moglie dello zio e se fosse il fratello o l’amico a essere innamorato della figlia e di chi fosse figlia la figlia»[1].
Ecco, qui non ci sono grandi famiglie, non ci sono nomi e patronimici, ci sono dei matti che son, quasi tutti, forse, degli uomini soli.
[1] Peter Bichsel, Il lettore, il narrare, traduzione di Anna Ruchat, Bologna, Comma 22 2012, p. 37