Lo scopo

venerdì 12 Giugno 2015

Mario Valentini, Come un sillabario

Un giorno, durante un seminario di scrittura drammaturgica che si teneva all’università di Bologna, un noto e preparato studioso di teatro ci disse che per scrivere bisognava avere un coltello puntato alla gola. Il coltello, diceva, c’è chi se lo procura firmando contratti per libri ancora da realizzare, c’è invece chi lo ha naturalmente, piantato qui, una specie di lama segreta. Ora, non so bene se si trattava della stessa cosa o se era una semplice e odiosa forma di grafomania ma, per quel che riguarda me, ho sempre avuto la sensazione che scrivere fosse l’unica forma possibile di esistenza. Quando studiavo a Bologna tenevo un taccuino dentro la borsa, sul quale registravo di tutto. Ogni tanto tiravo fuori qualche pagina da quel taccuino e la trascrivevo sul computer. Prendevano forma dei pezzi che a fatica si potevano chiamare racconti.
Erano gli anni tra il 1993 e il 1996. Facevamo una rivista che si chiamava Il Semplice. Ci si vedeva ogni mese a Modena per discutere di racconti e leggerli ad alta voce. Quelli che parlavano di più a queste riunioni erano due tipi, due scrittori un po’ noti, che mi piaceva molto ascoltare perché dicevano delle cose che mi sembravano illuminanti. Uno era un tizio con i baffi, si chiamava Cavazzoni. Quando parlava, prima di tutto faceva un po’ ridere, poi faceva anche pensare. L’altro, Celati, faceva pensare da subito. Si incazzava molto se qualcosa non gli piaceva, e soprattutto se non gli piaceva perché ricordava quella che lui chiamava la letteratura industriale, cioè libri o racconti scritti con il chiaro obiettivo di avere successo («fare il colpo gobbo» avrebbe invece detto Cavazzoni qualche anno più tardi). Io mi fidavo di Gianni Celati e nello scrivere pezzi, che impropriamente all’epoca chiamavo racconti, avevo subito fatto mia questa idea di non scrivere per fare successo. A distanza di quasi venti anni posso affermare con certezza di avere pienamente raggiunto lo scopo.

[Mario Valentini, Come un sillabario, Messina, Mesogea 2015, pp. 31-32]