Le ossa

sabato 26 Settembre 2015

Mi invitavano in giro a legger Tolstoj, La morte di Ivan Il’ič, di Tolstoj, che è un racconto sulla morte che a leggerlo tutto dura poco meno di due ore mi avevano chiesto di leggerlo al cimitero monumentale di Torino e io gli avevo detto di sì ero arrivato in treno a Torino, mi eran venuti a prendere in macchina, una cinquecento bianca, la macchina del papa, mi avevano portato al cimitero in macchina e io sbadigliavo, sbadigliavo, e eravamo passati davanti a un edificio giallo, che c’era scritto, di fianco, ossario, e io mi ero chiesto, cosa ci sarà, in un ossario?
Le ossa, mi ero risposto.
E in un calvario?, mi ero chiesto.
I calvi, mi ero risposto.
E avevo cominciato a prendere nota, non per altro, per frenar gli sbadigli, che continuavo a sbadigliare, a sbadigliare, e avevo fatto una piccola lista che era, più o meno: le ossa nell’ossario, i calvi nel calvario, il sudore nel sudario, le rime nel rimario, le corolle nel corollario, le rose nel rosario, l’acqua nell’acquario, gli alimenti nell’alimentario, gli anniversari nell’anniversario, i referendum nel referendario, l’argento nell’Argentario, le lampade nel lampadario, i culi nel culinario, i deficit nel deficitario, le fogne nel fognario, i forfait nel forfettario, le formule nel formulario, le glosse nel glossario, le immagini nell’immaginario, l’incendio nell’incendiario, la volontà nel volontario, l’idrosanità nell’idrosanitario, una cosa del genere, una stupidata, e dopo alla fine eravamo arrivati e avevo ricominciato a sbadigliare.