La società civile
Domenica scorsa, il 6 settembre, c’è stato, a Marina di Pietrasanta, alla festa del Fatto quotidiano, un dibattito intitolato «Pagano i ladri o gli onesti?», che era un dibattito su tasse e evasione al quale partecipava, oltre a Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate, e a due magistrati, anche Peter Gomez, direttore del ilfattoquotdiano.it (il sito del giornale).
A un certo punto Gomez ha detto che la mamma di suo figlio, che è un’imprenditrice, che ha un’impresa, se non ho capito male, di moda, che fattura qualche milione di euro l’anno, è vittima di una pressione fiscale incredibile; «Oh, – ha detto Gomez, – le paga, le tasse, non evade, ha convissuto con me per sedici anni, figuriamoci se evade, però fa molta fatica ».
Io Gomez lo conosco personalmente; mi è simpatico, mi sembra una persona ragionevole, e infatti quello che ha detto, che gli imprenditori fanno fatica, è una cosa che io credo sia vera, e credo sia vero anche il fatto che la mamma del figlio di Gomez paghi le tasse, mi vengon dei dubbi sul fatto che l’aver convissuto per sedici anni con Gomez (o forse gli anni eran diciotto, non mi ricordo), sia una garanzia del fatto di essere dei corretti contribuenti.
Se assumessimo questo fatto come un fatto indiscutibile, e lo portassimo alle estreme conseguenze, potremmo forse concludere che gli evasori, quelli conclamati, condannati con sentenza passata in giudicato, basterebbe mandarli a abitare con Gomez per qualche mese e loro, dopo qualche mese di convivenza obbligata con Gomez, sarebbero, come dire, recuperati alla società civile, forse. Ma forse, mi viene in mente, la cosa vale solo tra innamorati; allora, se usciamo dal caso personale di Gomez, che è interessante, per carità, ma se traiamo da questa esperienza di Gomez una regola generale, abbiamo un mondo dove si innamorano e vanno a convivere solo quelli che hanno gli stessi comportamenti contribuitivi.
Cioè un mondo dove un contribuente corretto che si innamorasse di una ragazza, prima di chiederle se vuol diventare la sua fidanzata dovrebbe cercare di capire qual è l’ atteggiamento contributivo, di questa ragazza, di avere per esempio una copia del suo modello unico oppure di prendere informazioni sul suo commercialista, che sarebbe un mondo un po’ più complicato del nostro ma altrettanto interessante, mi viene da dire.
Un mondo del genere mi sembra sia stato descritto dallo scrittore polacco Jan Potocki nel suo Diario dell’Asia, scritto alla fine del ‘700, nella parte in cui Potocki racconta l’incontro con una principessa cecena: «In questi giorni ho incontrato una principessa cecena, – scrive Potocki. – È molto bella e ben educata; non riesce tuttavia a liberarsi dai pregiudizi del suo popolo. Ritiene che un paese in cui non si ruba per strada abbia sempre qualche cosa di monotono e di noioso e un fazzoletto rubato le fa più piacere che se le venisse comperata una collana di perle. Dice che sin dall’inizio dei tempi i principi della sua casa hanno sempre rubato sulla strada per Tiflis o su quella per Tarku e che per nulla al mondo vorrebbe che i suoi parenti e i suoi amici sapessero che lei ha sposato un uomo che non vive di rapine” (la traduzione è di Paolo Fontana).
[uscito ieri su Libero]