La cosa peggiore che poteva fare

venerdì 5 Ottobre 2018

Vladimir Nabokov, Nikolaj Gogol'

Puškin avrebbe semplicemente sfoderato i luccicanti denti da negro in una bonaria risata – per poi volgersi al manoscritto incompleto del suo capolavoro di turno. Gogol’ fece ciò che aveva fatto dopo il fiasco di Kuechelgarten: fuggì, o piuttosto scivolò via, verso terre straniere.
Fece anche qualcos’altro. Fece la cosa peggiore che uno scrittore potesse fare in quelle circostanze: cominciò a spiegare a mezzo stampa i punti del suo lavoro che i critici avevano o trascurato o rivolto contro di lui. Gogol’, essendo Gogol’ e vivendo in un mondo a specchio, aveva la speciale abilità di pianificare per intero le proprie opere dopo averle scritte e pubblicate. E così fece con Il revisore. Vi aggiunse una sorta di epilogo in cui spiegava che il vero Revisore che si profila di lontano alla fine dell’ultimo atto è la Coscienza dell’Uomo, mentre gli altri personaggi sono le Passioni che albergano nelle nostre Anime. In altre parole, si doveva credere che queste passioni erano simboleggiate da funzionari di provincia e che la Coscienza più elevata era simboleggiata dal Governo.

[Vladimir Nabokov, Nikolaj Gogol’, a cura di Cinzia De Lotto e Susanna Zinato, Milano, Adelphi 2014, p. 62]