Il personaggio importante
La sua conversazione abituale con gli inferiori si distingueva per la severità, e consisteva quasi esclusivamente di tre frasi: «Come osa?» «Sa lei con chi parla?» «Capisce lei davanti a chi si trova?». Del resto era nell’anima un buon uomo, bravo con i compagni, servizievole; ma il grado di generale lo aveva completamente tolto di senno. Dopo aver ottenuto il grado di generale, si era in qualche modo confuso, come smarrito, e non sapeva proprio come comportarsi. Se gli accadeva di trovarsi con dei suoi pari, era ancora un uomo come si deve, un uomo a posto, sotto molti rapporti persino non stupido; ma non appena gli capitava di trovarsi in una società in cui c’erano persone che fossero sia pure di un grado inferiori a lui, allora le cose si mettevano semplicemente male: stava zitto, e il suo atteggiamento suscitava compatimento, tanto più che egli stesso sentiva che avrebbe potuto trascorrere il tempo in modo incomparabilmente migliore. Si notava nei suoi occhi, talvolta, un forte desiderio di unirsi a una qualche conversazione interessante, a un qualche gruppo, ma un’idea lo fermava: non era troppo da parte sua? non sarebbe sembrato troppo familiare? non sminuiva troppo, con questo, la sua importanza?
[Nikolaj Gogol’, Il cappotto, traduzione di Eridano Bazzarelli, Milano, Rizzoli 1987 (2), pp. 147-149]