Il peccato del parroco Andrea

martedì 25 Febbraio 2014

hasek, il peccato del parroco andrea

 

 

 

 

Il parroco Andrea si trovava già da diciotto anni in purgatorio, senza sapere perché. Non aveva ancora avuto la definitiva condanna, sebbene negli ultimi anni l’affluenza nel purgatorio non fosse stata così grande. La più parte delle anime si fermava solo un poco e subito veniva trasportata, fra digrignare di denti, all’inferno. Il parroco ogni tanto si faceva coraggio e domandava a qualcuno degli angeli custodi:
– Ma perché mi trattenete ancora qui, signori?
Si stringevano nelle ali e dicevano: – Il vostro processo non è ancora definitivamente concluso, reverendo.
Questi discorsi lo angosciavano, per quanto sia possibile sentirsi angosciato nel purgatorio, perché lui non era consapevole di alcun peccato. Era uno di quegli stimati parroci che son descritti dal romanziere K. V. Rais. Sulla terra aveva tutti i segni buoni di quelle descrizioni: lunghi capelli bianchi, voce tremula di vecchietto, anima di primo ordine, moralmente pura.
Eppure stava da tanti anni nel purgatorio sotto istruttoria.
Negli ultimi tempi gli era compagno un cappellano, che aveva speranza di ottenere una condanna a diecimila anni. Il poveretto aveva guardato per un quarto d’ora le montagne russe, presso l’imbocco, alla mostra del giubileo e, tornato a casa, aveva avuto un infarto.
– Veri merletti di Bruxelles, reverendo, – diceva il povero cappellano al parroco Andrea, la cui anima pura non capiva la differenza tra la sottana semplice e quella dei merletti di Bruxelles.
E gli angeli gli volavano attorno silenziosamente, avevan pena di lui, e gli cantavano belle canzoni sulle parole dei santi padri e gli dicevano:
– Perché non fate il ricorso, reverendo?
E così lui presentò un ricorso scritto.

Illustre Giudizio Universale!
La sottoscritta anima, il parroco Andrea, rivolge l’umilissima preghiera di essere dimesso dal purgatorio e motiva la sua rispettosa domanda con le seguenti ragioni:
a) Il sottoscritto non trova nella sua coscienza nulla che gli potrebbe nuocere. Ha sempre vissuto così com’è scritto nei libri sacri.
b) È del tutto impregiudicato, come può dimostrare il sindaco del villaggio Paluška, che si trova adesso nella caldaia numero 253 nel reparto mite del purgatorio, arredato con ventilatori.
c) Della sua buona condotta e della sua purezza può testimoniare anche il brigadiere dei gendarmi Loukota Giuseppe, vivente adesso in beatitudine in paradiso presso il quinto arganello.
d) Il sottoscritto scoprì una fontanella miracolosa e ne forniva l’acqua gratis agli orfanotrofi e agli istituti di correzione.
e) Studiò con lode, come può testimoniare il direttore del ginnasio Alexius, addetto agli angeli custodi dei ginnasiali nel purgatorio.
f) Il sottoscritto conosce a perfezione il latino, il greco, l’ebraico e l’aramaico.
g) Non ha mai dubitato di niente.
Per queste ragioni prega di essere dimesso dal purgatorio e promette che nel caso di accoglimento della sua umile preghiera, cercherà di dimostrarsi degno di questa fiducia.

La domanda gli fu restituita. – Manca il rubrum, – disse l’angelo che gliela riportò. Quell’angelo era impiegato ab aeterno nell’ufficio della direzione.
Il reverendo Andrea aggiunse allora sulla pagina posteriore: “L’anima reverendo Andrea prega di essere dimessa dal purgatorio: sub litteris a, b, c, d, e, f, g.”
Nel giorno dell’anniversario della sua morte (nemmeno sulla terra le domande vengono sbrigate favorevolmente prima) ricevette la risposta:

Vostra eccellenza!
Ci permettiamo di farvi notare che il Giudizio Universale non si riunirà nei prossimi tempi, perciò la Vostra domanda è stata inoltrata alla corte d’appello del purgatorio, perché essa voglia prendere il vostro caso in considerazione e chiamarvi davanti alla corte ordinaria dopo l’istruttoria del vostro peccato.
Per il comitato coordinatore del Giudizio Universale:
Gabriele

Silenziosamente passavano gli anni tra i gemiti delle anime e i malinconici canti degli angioletti che cullavano i pargoletti non battezzati.
Finalmente il parroco Andrea ricevette la citazione.
“Siete chiamato davanti al sacro senato.”
Il senato era già seduto sulla bassa pergola del tribunale del purgatorio, visibile solo agli angeli custodi che vi condussero l’accusato. Nell’aria ondeggiava il libro della vita del parroco Andrea, sfogliato da una mano invisibile.
– Reverendo Andrea, – echeggiò una voce – vedi qui il libro della tua vita. È tutto puro, tranne una pagina. Rispondi ora onestamente alla domanda: avevi un fratello in Australia?
– L’avevo, illustre senato.
– Ti poniamo un’altra domanda: scrivesti a tuo fratello in Australia?
– Sì, glorioso senato. Nel 1882, a Sidney.
Il libro fu richiuso e si sentì una profonda voce, appartenente forse al presidente del senato: – Hai studiato bene tutti i libri di Sant’Agostino, maestro della Chiesa?
– Sì.
Si sentiva ora fruscio d’ali. Il tribunale s’era ritirato per consultarsi. Di nuovo fruscio d’ali e la voce dall’alto gridò:
– Il parroco Andrea è condannato a 15.000 anni di soggiorno forzato al purgatorio, inclusi i 22 dell’istruttoria.
Le ragioni:
Nel suo libro, scritto l’anno 415 dopo Cristo De retractione vel librorum recensione, Agostino, maestro della Chiesa, dichiarò che la fede negli antipodi è eresia. Vedi foglio 213. Dato che l’Australia appartiene agli antipodi, anche la fede nell’esistenza dell’Australia è un’eresia, completata e accresciuta dall’accusato parroco Andrea con la lettera mandata al fratello agli antipodi, Sidney, Australia. Circostanze attenuanti sono l’assoluta buona condotta e la sincera e completa confessione dell’accusato.
– Non piangete, – consolavano gli angeli il condannato – una cosa simile vi poteva capitare anche dinanzi a un qualsiasi senato della terra…

(1908)

[Jaroslav Hašek, Il peccato del parroco Andrea, traduzione di Ela Ripellino, Milano, Nuova Accademia 1963, pp. 19-23]