Due paragrafi del nuovo romanzo

sabato 15 Aprile 2023

7. Il mestiere che volevo fare da piccolo

Elena Vanni mi è simpatica anche perché non mi chiamava professore.
Era molto gentile con me. Credevo di non esserle simpatico perché ci eravamo scambiati qualche mail e io, quando rispondo per mail a della gente che non conosco non do delle risposte molto simpatiche, mi rendo conto. Sono un po’ incagabile.
Incagabile è un modo che abbiamo a Parma per descrivere uno che non è molto simpatico.
Prima che cominciassi il mio intervento mi ha chiesto una cosa che chiedeva a tutti quelli che partecipavano a quella rassegna, che mestiere avrei fatto se non avessi fatto lo scrittore (non dice professore, dice scrittore: bravissima).
Io, non è che le risponda proprio a tono.
Non le dico il mestiere che avrei fatto, le dico il mestiere che volevo fare da piccolo.

8. Due anni

A sentire leggere la mia autobiografia come se non fosse mia, dico, il fatto più singolare mi sembra il fatto che sono stato bocciato due anni in quarta superiore.
Adesso, non lo dico per giustificarmi, ma è stato un periodo che avevo smesso di andare a scuola perché, intorno ai 17 anni, avevo scoperto le droghe leggere e avevo trovato la mia vocazione.
Io, da grande, dico, volevo essere un drogato.
È durata due anni, poi mi sono accorto che non era una carriera adatta a me e ho cambiato strada. Non era una vera vocazione, era una velleità. Mi sarebbe piaciuto ma non avevo il talento necessario.
Comunque quello, dico.
La droga.

[Questi sono due paragrafi del romanzo nuovo che si intitola Chiudo la porta e urlo e che parla, oltre che di me, come al solito, di Raffaello Baldini e del Maestro e Margherita. La foto è una foto di quando avevo i capelli (avevo già smesso, però, di drogarmi)]