Del capogiro
DEL CAPOGIRO
Mi trovavo in campagna con un amico e parlavamo del capogiro: il mio amico non sapeva cosa fosse.
Gli descrissi diversi esempi di capogiro senza ottenere alcun risultato. Il mio amico non riusciva a rendersi conto dell’angoscia che si può provare alla vista di un operaio in cima a un tetto. Qualunque argomento gli portassi, il mio amico si stringeva nelle spalle, il che non è molto cortese e nemmeno molto simpatico.
D’un tratto scorsi un merlo che si era appena posato su un ramo, un alto ramo, un vecchio ramo. La posizione di quest’animale era tra le più pericolose…. Il vento faceva oscillare il vecchio ramo che la povera bestiola stringeva convulsamente con le sue manine.
Allora, voltandomi verso il mio compagno: – Guardi, gli dissi, quel merlo mi dà la pelle d’oca e il capogiro. Presto, portiamo un materasso sotto l’albero perché, se perde l’equilibrio, quell’uccello finirà senza’ltro per spezzarsi la spina dorsale!
Sapete che cosa mi rispose il mio amico?
Con indifferenza, con semplicità: – Lei è un pessimista.
Convincere la gente non è facile.
[Erik Satie, Quaderni di un mammifero, a cura di Ornella Volta, Milano, Adelphi 2002, pp. 44-45]