Come si scrivono i libri
Bisogna raccontare come si scrivono i libri.
Avevo bisogno di soldi.
Una volta Gor’kij mi ha detto che la cosa più importante, in letteratura, è non sforzarsi e non affannarsi. Non affannarsi di diventare subito un eroe. Ma allora cosa bisogna fare? «Fatti dare un anticipo e spendilo, poi siediti e ditti: non abbiamo più soldi, ma io sono qua seduto a lavorare e lavoro quattro ore al giorno».
Poi mi ha detto in un orecchio: «Vedrai che funziona. Bisogna sapersi frenare e mettersi in una condizione tale che bisogna finire per forza. Poi si può riscrivere. Meglio scrivere tre romanzi e buttarne via due, ma quello che scrivi lo devi finire, perché i manoscritti sono più intelligenti di noi. Quando si scrive, ci si lega a un lavoro che coinvolge l’umanità intera, si diventa più intelligenti».
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Quando ho scritto Zoo ero senza soldi, e ho deciso di scrivere un libro su quelli che erano emigrati a Berlino. C’erano Andrej Belyj, Pasternak, Chagall. C’era molta gente.
[Viktor ŠKlovskij, Racconto sull’Opojaz, in Formal’nyj metod. Antologija russkogo modernizma, Kabinetnyj učenyj, Moskva-Ekaterinburg 2016, pp. 290-291]