Capitoli 43 e 44
43. Dopo poi dopo
Dopo, in quel libro lì, in quel saggio sulla bellezza dell’ex presidente del consiglio, una delle cose che c’erano scritte, in quel saggio lì, era il fatto che Fëdor Dostoevskij, lo scrittore russo, aveva scritto l’Idiota a Firenze, e che la celebre frase La bellezza salverà il mondo a Dostoevskij gli era venuta in mente quando abitava a Firenze.
E dopo, qualche anno dopo, a me era venuto in mente di scrivere un romanzo il cui protagonista avrebbe dovuto essere uno studente fuori corso che da degli anni cercava di scrivere una tesi sulle brutte figure in Dostoevskij, e avevo cominciato a rileggere i romanzi di Dostoevskij e avevo preso, di Dostoevskij, il libro Lettere sulla creatività, a cura di Gianlorenzo Pacini, che era una scelta delle lettere di Dostoevskij che trattavano della scrittura, e era capitato su una lettera del gennaio del 1869 che Dostoveskij scrive da Firenze e che comincia così: «È assolutamente necessario che io torni in Russia, qui sto perdendo perfino la possibilità di scrivere».
44. Cosa c’era scritto nel libro di Renzi
Nel libro di Renzi c’era scritto che se fai un giro a Firenze, nella bellissima Firenze, il senso di quel giro «ti si fissa in mente mentre arrivi in piazza Pitti: una targa richiama l’attenzione, all’altezza del numero civico 22. È la testimonianza che in questa casa Fëdor Dostoevskij ha scritto L’idiota, uno dei suoi capolavori».
E poi continuava, Renzi, dicendo che gli piaceva pensare che l’idea che «la bellezza salverà il mondo», che è un’idea del protagonista dell’Idiota, il principe Myškin, a Renzi piaceva pensare che questa idea fosse venuta a Dostoevskij grazie a Firenze, «che Firenze, in qualche modo», potesse «avergli ispirato quella frase sul valore salvifico del bello», scriveva Renzi e io, all’epoca, devo dire che ci avevo creduto, cioè ero stato proprio suggestionato da questa idea suggestiva esposta nel capitolo «Michelangelo e il servizio pubblico» del libro di Matteo Renzi Stil novo, solo che poi, dopo aver trovato quella frase così antipatica di Dostoevskij «È assolutamente necessario che io torni in Russia, qui sto perdendo perfino la possibilità di scrivere», ancor più antipatica se consideriamo che è stata scritta in un posto così bello come Firenze, dopo aver trovato questa frase ero andato a informarmi e avevo scoperto che L’idiota Dostoevskij aveva cominciato a scriverlo in Russia alla fine del 1866, l’aveva continuato nel 1867 a Ginevra, a Vevey e a Milano e l’aveva finito a Firenze (dove era arrivato sul finire del ‘68) nel gennaio del 1869, quindi a Firenze Dostoevskij aveva scritto l’ultima parte del romanzo, quella più cupa, più disperata, quella del delitto, della ricaduta, quella che prende meno luce dall’idea, bellissima, che la bellezza salverà il mondo, proprio il contrario di quello che avevo capito leggendo il libro di Renzi, si vede che non ero stato attento.