Banane
Dei mondiali del 1970 non ho visto neanche una partita ma me li ricordo benissimo, e la prima cosa che mi ricordo, sembra che non c’entri niente, è il fatto che in Russia, per qualche decennio, tra prima guerra mondiale, rivoluzione e guerra civile, era stato impossibile fare arrivare delle banane.
C’eran bambini che facevano le elementari, che non avevano mai mangiato, né mai visto, una banana, e che credevano che i loro fratelli maggiori, quando parlavano loro di quel frutto così strano, giallo, a mezzaluna, dolcissimo, con quel nome che sembrava finto si fossero messi d’accordo per raccontare una balla.
Quella generazione di bambini russi, quando sentiva raccontare una balla, diceva che era una banana.
«Non dire banane!», dicevano.
[Inizio di un pezzo che forse esce tra qualche giorno sul Foglio, e forse, tra un paio d’anni, finisco un romanzo che si intitola L’amore è una banana, ma forse no]