E l’Achmatova, molto di più, mi sembra che non fosse moglie di nessuno.
Cioè è stata, moglie di qualcuno, ma non era lei, a essere la moglie di quelli lì: erano loro, che erano i mariti dell’Achmatova.
[Sabato 17 giugno, alla Biblioteca Mario Luzi, di San Miniato, alle 19 e 30, Vi avverto che vivo per l’ultima volta]
I nullisti, un gruppo di poeti di Rostov sul Don che nel 1920 avevano pubblicato un manifesto che suonava così:
Manifesto del nullismo
Non scrivete nulla
Non leggete nula
Non dite nulla
Non stampate nulla.
[Dopo tanti anni, scrivo ancora dei nullisti, sempre le stesse cose (l’immagine è la copertina di I nullisti e dintorni 4, a cura di S. Šargorodskij, Salamandra 2021)]
Dieci minuti dopo che sono uscito dall’albergo, sul taxi, mi viene in mente che ho lasciato in albergo il caricatore del telefono. Non controllo, e più passa il tempo più sono convinto di averlo lasciato in albergo. Quando salgo sul treno frugo nello zaino tutto agitato ma senza contarci troppo e quando lo trovo son così contento. E mi dico La prossima volta che lo metti nello zaino, stai attento a quello che fai. E mi rispondo Sì sì.
Che io, mi vien da pensare, se dovessi parlare solo con quelli che la pensano come me non parlerei con nessuno; prima di tutto non parlerei con la mamma di mia figlia, che è la donna che mi piace di più al mondo, e uno dei motivi per cui mi piace così tanto è che è così diversa, da me.
Discorso del 25 aprile a Monte Sole: clic
(la foto viene da qui: clic)
Quando sto scrivendo un romanzo ogni tanto mi viene paura di perderlo, che coi computer può succedere di tutto, mi dico, allora lo salvo e me lo mando per mail, poi mi rimetto a lavorare e mi arriva, sul telefono, l’avviso che ho ricevuto una mail e penso “E chi è che mi manda una mail a quest’ora?”.
Anna Achmatova non voleva che la si chiamasse «Poetessa». Voleva essere chiamata «Poeta». C’era una rubrica, su una rivista russa, che si intitolava «Poesia femminile». Non le piaceva. «Capisco – diceva – che ci debbano essere i bagni maschili e quelli femminili, in letteratura però no, non funziona così».
Stamattina son tornato a casa non avevo più gli occhiali. Perdo un sacco di roba. Ho tirato fuori quelli di riserva e ho pensato Adesso vado dall’ottico ne ordino un altro paio. Poi mi ha chiamato Togliatti mi ha detto che li ho lasciati sulla sua macchina. Sono così contento.
Io poi, pensavo oggi , se dovessi parlare solo con quelli che la pensano come me non parlerei con nessuno.
Forse, se riesco, a luglio vado a Pietroburgo. Ho chiamato un mio amico russo, gli ho detto che se riesco lo vado a trovare «Non presentarti senza grappa», mi ha detto lui.
Io comunque, in generale, forse mi ricordo male, o forse è la vecchiaia, ma secondo me eravamo un po’ più intelligenti, tanto tempo fa.
